Ieri sera io e Claudia eravamo tutti contenti di riuscire finalmente a vedere "L'arte del sogno", l'ultimo film di Michael Gondry. Molto probabilmente, però, il film non era contento di vedere noi. Infatti scopriamo solo sul posto che i feriali, nell'unico cinema in cui lo stanno proiettando in tutta la provincia, l'unica visione inizia alle 21.00 al posto delle 22.30, ed eravamo già in notevol ritardo.
Camminando per il centro vagando per pub (tutti pieni), Claudia si imbatte in un cartello (non nel senso che ci si va a schiantare contro...).
- Hai visto? E' uscito...
- Rocky? No grazie... un culto del trash...
- Nooo....
Con la coda dell'occhio avevo colto gli input visivi. Non si trattava del boxer pluricentenario... ma di un altro eroe americano, un po' piu' tradizionale, che indubbiamente ha fatto meno cassetta: Bobby. Riferito a Berto Kennedy. Il film era già iniziato da dieci minuti. Il cinema in cui lo proiettavano relativamene vicino. Ci affrettiamo. Cast stellare (Anthony Hopkins che non mangia nessuno, Demi Moore che uccide i Kingsmen, Heather Graham, Martin Sheen , Elijah Wood , Sharon Stone), molta curiosità fin da quando abbiamo visto il cartellone promozionale alla visione de "Il Grande Capo", andiamo.
Non so. Gran colonna sonora (acquisto assicurato), attori mirabolanti, dialoghi molto curati, ottima fotografia, con i rossi desaturati per ricordare le immagini d'epoca, Emilio Estevez (ormai specializzato in film patriottici) sembra voler confezionare un film "à-la-Altman" senza però trovarne lo spessore, lasciando con l'impressione di assistere ad un'opera lasciata a metà, quasi ci trovassimo di fronte a "Kennedy Begins". Questo per l'opinabile impressione di spettatore cafone che ha saltato i primi dieci minuti di proiezione.
Il film comunque merita almeno una visione nella sala con il miglior impianto stereofonico che riuscite a rintracciare, soprattutto per la versione "epurata" di "The Sound of Silence", che mette veramente i brividi. Sempre brividi, ma di imbarazzo, suscitati invece dalla "original score" che funge da commento sonoro al "momento mesmerico corale" del film, che lascia presagire quasi la frustrazione di chi ha curato la selezione musicale che Aimee Mann non sia nata negli anni 40 per poter piazzare "Wise Up" nell'ennesimo film.
L'obiettivo dell'opera? Fare leva sui sentimenti piu' democratici degli Americani riportando su grande schermo un'epoca, specchio dei nostri giorni, in cui il Grande Sogno era sepolto sotto le macerie di guerra, corruzione e disoccupazione. Anni che, a differenza dei nostri, vedevabi però partecipi grandi leader e sognatori (Kennedy, M.L. King, Malcom X) in grado di porgere una mano a quel sogno e rimetterlo in carreggiata.
La "J" dell'acroimo di nome proprio piu' noto al mondo non stava per "John" ma per "Jesus"? Il film è scandito, in modo molto sottile invero, dalla continua ricerca di un rapporto con Dio e la spiritualità, cercata e vissuta peculiarmente dalle anime che si incrociarono quel giorno nell'Hotel che vide l'ascesa di un Kennedy e il declino di un altro, preludio del "teocidio" mediatico a venire.
L'"Ambassador" non porta pena? In questo caso il motto non è stato del tutto veritiero.
3 commenti:
a bobby già feci un pensierino. spero di vederlo presto
l'arte del sogno però lo devi assolutamente vedere perchè merita davvero!
Visto. Dire che mi ci sono ritrovato e' un eufemismo.
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