lunedì, marzo 30

)Tra Parentesi (


E' da qualche mese che ritorno costantemente ad ascoltare l'EP Cloudberriano di una band chiamata "Signed Papercuts". In particolare trovo assolutamente ipnotica e sedante (o "sedatava"? non ricordo...) la traccia chiamata (oddio, "traccia" fa cagare come termine...) "Only Fools Rush In" (credo di averla anche piazzata in qualche compilation in giro...). Tempo fa ne ho parlato anche qui (cazzarola... sarà anche ora che dopo quella cosa sciovinista richiesta da Davide e offerta al Dio dello Share mi metta a fare anche un'editoriale nuovo...)

Cosa trovo ipnotico nei Papercuts? Come riescano ad essere oscuri e melodiosi allo stesso tempo. E' quasi da stordimento. Teneri ed esplosivi allo stesso tempo, come un cazzotto ben piazzato per obbligarti a cedere alle loro carezze. Shit-gazine? Mavalà! Svedesi? Sicuramente!

“Falling in Love (Cloudberry 27) li presenta al pubblico con una grande varietà di sound, pur in sole 3 canzoni, passando dalla rabbia soffocata di "Only fools rush in" alla hard-softness di "The Sound of Silence", un vero capolavoro dream-pop di cui potete trovare la "Parte 2" nel nuovo EP.

I ragazzi da Alingsås meritano di essere sostenuti e seguiti. Tutto il resto... “Nothingness”!

Signed Papercuts - “Only Fools Rush In”

Pros and Cons


Ieri sono stato malissimo. Ma in compenso oggi è uscita la nuova compilation della Eardrums in download gratuito :)

Tra gli altri Hari and aino, BMX Bandits e Saturday looks good to me!

sabato, marzo 28

venerdì, marzo 27

Dare della Paga


Ecco un'interessante iniziativa per tutti i gruppi alle prime armi (parlo di cover band, crossover et similia) che abitano nei dintorni di Rimini ma anche no e vogliono passare una bella giornata di sole e rock in riva al mare (occhio alla squadra femminile russa).

C'è il "Paga Idol 2009". Ulteriori informazioni qui. Tardoi indie astenersi.

giovedì, marzo 26

Your Latest Trick



MISTIFY: He took undue advantage of his credulity and mystified him exceedingly.
Ld. Campbell



REPUTATION: “My reputation grows with every failure.”

George Bernard Shaw

mercoledì, marzo 25

Power-Pop's not dead


La musica delle placide e britanniche "Slow Down Tallahassee" rimane appiccicata alla ruminazione degli ascolti musicali più attitivi e ricchi di coloranti, come una gloriosa Big Bubble preservata in un piovoso pomeriggio autunnale degli anni ottanta lasciata da parte per preservarne il sapore nell'eventualità che un ipotetico e paventato regime salutista e dietetico imposto dalle grandi case di distribuzione ci portasse via tutto quanto.

Così eccoli qua Rich, Claire e Nicola, mano nella mano avvinti nel tentativo inconsciamente spiritico di rievocare il fantasma dei Transvision Vamp: George Harrison incontra i Ramones e quello che ne esce fuori è "So Much For Love" (Cloudberry 10th), una canzone per tutti i club!

Recentemente i ragazzi sembra che abbiano fatto passi considerevoli. "The Beautiful Light" è un piccolo gioiellino dal sapore manchesteriano, tra Factory e Apples In Stereo.

E' uscito da poco il loro 7" con i due nuovi "Angel Of Death" e "Tricks". Qualcuno l'ha già sentito? Let us know...


Slow Down Tallahssee - "The Beautiful Light"

Non ho da aggiungere altro

martedì, marzo 24

We Fly

Non c'è molto da dire. Proseguono le registrazioni per "The Wildheart EP" e "Febrero". Domenica è venuto Dendrix. Tra le mie le sue chitarre su chitarre su strati di chitarre, tra arpeggi, ritmiche, Fender, Gretsch, rumori di fondo e ultrasuoni tra Fripp e Eno, assoli tamarrisismi degni del miglior Ghigo ma di grandissimo effetto, cercando cose di presa ma non di presa per il culo (ovvero, con Dendrix in grado di fare pressochè qualsiasi cosa abbiamo cercato strade che fossero citazionistiche ma non troppo ovvie)

* parentesi estemporanea. QUESTA canzone mi sta TIRANDO SCEMO. SCOLLEGATEMI! *

L'assolo di "I would say", sempre prevista nell'EP, è più epico del finale di Top Gun.
(ci sono diverse take, vediamo quando avro' tempo cosa tirerò fuori).

Oggi basso, ma soprattutto un ispiratissimo violino, con Manuel, per "Kitty Jesus" e "Valentine Disco Night" (mentre l'inizio, grazie a Matt Williams, è molto Pulp, il finale con violino è degno di "Once Upon A Long Ago"). Dopo avere trangugiato diverse pizzette (cinque) e crescioni (uno) ci siamo armati di "un'ottima coke" (come dico sempre ai concerti) e ci siamo messi all'opera. La parte che mi ha divertito di più è stata quella di cercare assieme a Manuel una certa serie di citazioni musicali da infilare col violino nella coda di "Kitty Jesus", un po' come nel finale di "All You Need Is Love".

E' tutto per ora. Buon whatever.

lunedì, marzo 23

The Wave


"Die Welle", "L'Onda" - se preferite - è veramente una figata. Ogni tanto la Germania, al contrario dell'Italia con qualche rara eccezione, riesce a venirsene fuori con delle commedie che, nella loro semplicità, sono dei veri e propri gioielli. Vittime di uno spietato sistema capitalistico di distribuzione cinematografica. Non mi aspettavo molto dall'Onda, o come mi piace chiamarlo questi giorni "Palombella Nera", ma col tempo potrebbe rischiare di diventare "L'Attimo Fuggente" di questa generazione.

Le pecche? Molti personaggi sono gettati nella vasca di una sceneggiatura a volte indulgente e approssimativa, a sguazzare disorientati senza un motivo ben precistato, certe sequenze sono veramente stereotipate. Trascurabile. Alcune trovate d'effetto, personaggi in grado di fare provare affezione, rabbia, antipatia, ammirazione grazie ad un'ottima regia ed un casting perfetto, un protagonista assolutamente brillante e carismatico.

Non ci si aspetterebbe molto dal remake di un remake di un libro su un fatto realmente accaduto in America nel 1967, ma la sua contestualizzazione nella Germania del nuovo millennio e la sceneggiatura molto calibrata in grado di elevare sottilmente la sospensione dell'incredulità ci regala un film in grado di riflettere, emozionarci, elevarci e farci crollare. Mica male per un film senza effetti speciali.

Menzione speciale per magliette e canzoni dei Ramones.

domenica, marzo 22

Potere agli Elfi



E' stato veramente bello poter assistere ad un concerto in grado di farti sentire bene e regalarti emozioni oneste e positive, dove poter essere contenti di essere immerso in un mare di gente, gettare uno sguardo indietro e vedere tante facce conosciute sorridenti o con lo sguardo puntato oltre il palco a fissare un sogno, un mito, la celebrazione di una bella serata. E' stato bello assistere ad un concerto durato molto, non stufarsi, ed gioire del suo proseguimenti.

Elf Power + Vic Chesnutt.

E già ero più che soddisfatto da Elf Power e basta, una briciola di collettivo Elefant6 (per me e altri amici quindi, una parte di leggenda da poter accarezzare per una serata), che si è dimostrata una band capace, chiaramente ben oliata e molto affiatata. Ma soprattutto, come tutte le band del collettivo, molto versatile, in grado di modellare il proprio sound di stampo avant-rock alle sonorità più folkeggianti di Vic Chesnutt, in grado di emozionare già con la sua semplice presenza sul palco, ancora più elfica degli elfi stessi, ancora prima che prendesse a strisciare sulle corde elettrificate della sua gaggettosissima chitarra acustica fissata ad una corda, stringesse la mano nei pantaloni a coste, e cominciasse a urlare nel buio di un rapitissimo Bronson canzoni che parlavano di cani obliqui e varie tipologie di fottitori regalando una dignità assolutamente unica e inaspettata a brani afferrati dal terriccio umile della subcultura pop.

Ieri è stata una giornata perseguitata dal fantasma dei REM. A canto ho portato "Daysleeper". Giravo ancora con il cd nella tasca del cappotto che da amici sento una cover della band di "Dream#9". Vic e gli Elfi ci regalano un'incredibile versione di "Everybody Hurts", che è stata in grado anche di perforare le pietre per la sua interpretazione calda e struggente, seguita da una personalissima e solitaria "Motherless Child".

Veramente gran serata. Potere degli Elfi.

Qui alcune foto

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sabato, marzo 21

Kaki Amari



Pensavo che il palco del Kalinka fosse estremamente basso. Poi il concerto finisce, e mi rendo conto che Kaki King ha una cosa in comune con Lucio Dalla: l'altezza. O meglio, la sua assenza totale. Il concerto: insomma. Kaki è un personaggio bello strafottente (tra linguaggio portuale per zittire la gente e il divertente "Questo alla mia destra è... MA DOVE CAZZO E' FINITO MIO BATTERISTA PORC..."), molto carina, sicura di se. Se lo può permettere, visto che, tra voce e chitarra, può veramente fare qualsiasi cosa, ed è veramente impressionante. Il problema è proprio questo: quello che sceglie di fare, ovvero una pletora di arpeggi accompagnati da una batteria molto stanard e una specie di oboe misterioso in legno che sembra provenire dritto da una qualche antica civiltà aliena riesumata da Indiana Jones. Insomma: du marùn, come si dice da noi.

Un peccato, perchè nel pressatissimo Kalinka i suoni sono veramente buoni, e le due canzoni in cui Kaki ("Mi sa che andrò a vedere gli AC/DC oggi, e mi tirerò giù sulle mani gli accordi di quel bluesrock quel cazzo che fanno loro...") riesce a uscire dai canoni del jazz da salotto psichedelico per regalarci due cazzo di canzoni fatte con criterio con un senso, impegno e sentimento ci regalano veramente i momenti più belli della serata. Il resto, in mezzo alla calca di un pubblico un po' balordo, che applaude semplicemente perchè un cantante si butta in ginocchio o comincia un'arpeggio in cui crede di riconoscere una hit dei Cure, è stato veramente difficile da digerire.

Un'altro contesto e un diverso affiatamento con il pubblico (penso ad un Mattatoio, ma anche ad un Urbino) avrebbero potuto veramente creare una situazione completamente diversa. Ma forse sto facendo tanto rumore per nulla, e come ricorda Kaki:"Sono venuta dall'America, se non riuscite a tenere chiusa quel cazzo di bocca e lasciarmi suonare potete andarvene a... casa".

Il DJSet che ha seguito il concerto è stato a dir poco spiazzante, nel suo alternarsi di stupore e commiserazione, perpetrato nell'ingenua tenerezza di lasciare i pitch originali di tutte le tracce suonate. "Smooth Criminals" e Jane Addiction si sono alternati ad autentiche chicche come un raro remix di "Private Idaho" di B52 d'annata e * udite udite * "Mind your own businness" dei Delta Five!!!

> Qui un po' di foto

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giovedì, marzo 19

:(

Oggi non sto tanto bene. Quindi vi lascio ad un video dell'erede diretto di Giovanni Leccomano.



Enjoy and have a fine sweet day.

mercoledì, marzo 18

Ecco dove era finito F. DeGregori



Non conocevo i Woodpigeon. Venature etno-folk alla Beirut, echi di doo-wop alla Belle&Lucky Soul nelle ritmiche, fiati etilici (nel senso di trombe, clarini e quant'altro), indiume d'atmosfera con timide venature psichedeliche. Insomma: passanolo squadrone collettivo dei piccioni e raccolglie un po' di tutto prima che gli appicchino fuoco.

Uscito di recente il nuovo "Treasury Library Canada", che alza addirittura il livello dell'asticella della critica musicale con paragoni ormai sbiaditi, più che azzardati, a "Funeral" degli Arcade Fire e "The Eraser" di Thom Yorke. Il precedente "Songbook" offriva un folk molto caldo e melodico, minimale, borderline con quanto di più tradizionalmente diretto ci avesse potuto offrire l'anima più pacatamente disperata di certo pop americano degli anni 70 (penso al lento incedere di "A Slight Return Home", brano sì veramente "Arcadiano" che andrebbe ascoltato nel miglior impianto stereofonico a portata di mano a finestre completamente spalancate), non lasciandosi mancare felici episodi di scoppiettante twee-rock vivacemente confezionati come il sebastiano "If Only I Were a Painter, I'd Paint for You the Moon" (momento della canzone a 1:17", con quei pochi secondi di violino che vengono sguinzagliati sui cori, presto interrotti dalla discreta rullata di batteria).

"Treasury Library Canada", il nuovo album, prosegue verso la rotta tracciata dall'album precedente, imboccando molte delle porte lasciate aperte, perfezionandone suoni e arrangiamenti (Jon Brion a spingere le ditina sui tasti di qualche organo e "Anna, Girl in the Clocktower" potrebbe venire tranquillamente scambiato per un brano di "Figure 8", Elliott Smith). Finalmente una band che punta molto sul violino piuttosto che su viola o violoncello (l'introduzione di "I Live a Lot of Places" picaresca e sinistra nello stereofonico sovrapporsi di strati melodici, che aprono a chitarre e mandolini nell'ennesima canzone che avrebbe potuto benissimo scrivere Stuart Murdoch ai tempi d'oro) e riesce a far sognare con meraviglie quali "Love in the Time Hopscotch" o "Cities of Weather" (questa volta è Badly Drawn Boy a fare scuola).

L'intreccio di chitarre e violini ricama meravigliose trame sonore per la voce delicata di Mark Andrew. I Woodpigeon ci regalano una soffice rete di protezione per accendere lo stereo, chiudere gli occhi e lasciarci cadere nella notte.

Woodpigeons - "Bad News Brown"

martedì, marzo 17

It's a beautiful day (ma anche no)


Sembra impossibile, ma Cloudberry è riuscita a valicare le barriere di Svezia e Indonesia per trovare degni e stonatissimi portavoce del verbo "twee" anche nelle lontane terre di Hong-Kong. L'Oriente, patria delle ugole di stagno senza possibilità di riscatto, non poteva essere da meno. Ecco i "Fantastic Day", presumibilmente tributari degli "Haircut 100", con le loro profonde tastierine vintage settate su "mono" con tanto di dolci melodie e chitarrine stonate. Meraviglioso che una band con un nome così gioioso, per contrappunto, si faccia forte di un brano come "These Terrible Things".

La band (Il chitarrista Chi Wai aveva abbandonato la band quasi subito dopo l'uscita del primo lavoro) non sembra essere stata molto attiva barra produttiva dall'esordio con Cloudberry#51. "Are you coming back?" recita una delle canzoni del Mini-CD. Alcuni (non troppi, solo alcuni utenti del cyberspazio con musi di gatto al posto dell'immagine dell'avatar) cominciano a porsi lo stesso dubbio. Sembra proprio di si'. Ma forse è solo una minaccia.

Nel frattempo torno ad ascoltarmi "The Icicle Works", forse i brano camerettistico più stonato e riuscito.

Fantastic Day - "These Terrible Things"

lunedì, marzo 16

Fantasia Pop

Un regalo dal Messico. Grazie ad Alian!

(La' i CD tra l'altro vengono veramente una cazzata. Scommetto che se anche in Italia venissero mediamente 8 Euro la gente comprerebbe molta più musica)

Il Remix di "Baila mi corazòn" stile bossa nova di Mijangos & Elorza è la cosa più bella dei Belanova che abbia mai sentito (Chiaramente Alian ha preso la recente versione deluxe di "Fantastia Pop", con tanto di DVD con special e video musicali. Gracias again)

domenica, marzo 15

My Next Favourite Band


Not so long ago, Seek mi aveva passato un programmino per aprire il chacra di Last.FM in grado di illuminarti il subconscio e dirti quale era in realtà la tua band preferita che ancora ignoravi di adorare. Il programmino era questo, la band che non sapevo di adorare questa:



A dire il vero i Supercar, nipponesi, mi fanno abbastanza cacare. Bei suoni (a volte curati dal magnifico Yoshinori Sunuhara), molto pop, ma decisamente non sfrecciano a tutta birra sulle strade dell'originalità. Le canzoni, di contro, non sono neanche molto orecchiabili, per esser pop. Magari il successo della band è dovuto ai testi, ma su questo punto non posso garantire. Vi dico la mia. Avevo sentito solo le ultime cose, poi sono incappato in questo video.



Nel periodo di "Lucky" i Supercar erano VERAMENTE una gran band, e la presenza di Miki Furukawa, la bassista che aveva fondato il gruppo, donava indubbiamente un'aura di magnetismo e un tocco di carineria che la band successivamente non ha più ritrovato.

Morale della favola: ho cercato di sfuggire al mio destino, ma mi sa che il programmino si Seek alla fine aveva ragione. E la vostra Next Favourite Band?

giovedì, marzo 12

Achtung Jules!


Uno dei vantaggi di recensire musica, è chiaramente quello di imbastirsi la casa di cd da sentire, e di avere sempre la buchetta della posta piena in tempi multimediali in cui nessuno scrive più lettere o attende pacchetti, ma aggiorna semplicemente uno status su MySpace o al massimo invia un allegato tramite e-mail. A vole poi si è perfino fortunati, ed oltre a dovere sobrsare soldi per pagare spazio disco e dominio abbiamo la fortuna di ricevere in quelle buchette dischi che ci incuriosivano o attendavamo con malcelata trepidazione. La gioia dell'attesa.

Tra le mani oggi ho "Clouds of Fish", l'esordio patinato dei "Jules Not Jude". Notevole l'artwork, opera di Maola, che imprime con gusto il titolo dell'EP. Giunti dal solito vivido panorama dei "Musicandi di Brescia", le parentele sospette vanno oltre agli zietti occhialuti e affondano le radici al cuore dei miei acolti: i Beeeeedols. Fin dal nome. Come Morricone aveva giocato sulla specularità alternativa di Quan e Sean, i Brescianesi di turno giocano sulla sviroglatura di Zio Paul nel dedicare a Julian Lennon uno dei brani più noti del Quartetto di Liverpool (ma ricordiamoci anche la mascalzonata di Zio Macca quando ingiunsero all'Apple Store di sbarazzarsi degli psichedelici murales e sulle nuove pareti di bianco verniciate si divertì a lasciare la scritta "Hey Juden!").

Anyway. Ascoltiamolo questo cd, e vediamo se è all'altezza delle aspettative. Cioè:"Clouds of Fish", è soffice o puzza? Vediamo...

"The Hospital". Brano convincente. Già maturo per essere solo un'opera di esordio. Si sente che i suoni ci sono e sono curati. Già thumbs up per l'intro di chitarra al contrario, che fa molto inizio di "Fashion" di David Bowie. La canzone non è propriamente Beatlesiana, i suoni sì. L'organo spostato quasi tutto a lato pure e anche le chitarre. La diamonica e la voce veramente indissima (e un po' miagolante). Il brano potrebbe benissimo essere la B-Side di "The Happy Birth of You And Me" nella pubblicazione per il mercato (del pesce?) giapponese. Bel brano.

"Clouds of Fish" è ancora più "indie" e sesantottina. Almeno nell'intro sintonizzata su "Apocalipse now", da dove poi si passa direttamente alla parte di "Magical Mistery Tour" con John Lennon che fa il tricheco dietro ad un muro. I suoni, ancora una volta, veramente variegati e molto curati, come un bell'arcobaleno ritagliato sul cartone. Belle tutte le variazioni. Non mi spiacerebbe sentirla cantat da Jagger. L'intermezzo ricorda un po' "Kitty Jesus".

"My neighbourg in love" è perBennismo puro. Forse è il brano che risente di più di un Inglese un po' troppo spaghettonico. Belle le chitarre usate come mandolini, e ancora una volta un organo dai suoni molto Jon Brion nella sua semplicità. Mi sarebbe piaciuto sentire il brano più lento e un po' più scarno. Così sembra che debba partire da un momento all'altro "Victorian Swimminbpool". Ottime il gioco stereofonico di batterie, che danno il loro apporto al "concrete sound" del brano. Forse la cosa più interessante di una canzone che, a parte i suoni, ha del potenziale ma a fianco delle precedenti sembra più un riempitivo.

"Don't Deny" molto pop, con un violino un po' incerto. Bella ballad. Ancora una volta molto belli gli organetti. Interessanti gli arrangiamenti, ancora una volta di stampo lunettiano.

"Winter" è in assoluto il brano più autentico e apprezzato dell'esordio dei nostri. Genuino, diretto, ha il sapore di classico, ma soprattutto di una canzone che è in grado di reggersi in piedi da sola senza troppi trucchi. Poi, visto che siamo a Brescia, arriva lo spettro degli Annie Hall e rovina tutto.

"Clouds of Fish". Ottimo EP, talmente buono che avrei paura a sentire un album del gruppo per il terrore di rimanere deluso. E' valsa la pena aspettare. Neanche poi tanto.

mercoledì, marzo 11

Keep It Safe


I "Safety Matches" sono una band proprio carina. I Pizzicato 5, tempo fa, avevano pubblicato uno degli album che mi sono rimasti di più nel cuore:"The Sound Of Music By P5". Bene, un altro album bianco da amare. In "The Sound Of Music" non una canzone che non mi abbia folgorato. Tra queste "Happy Sad". Il titolo della canzone si presta benissimo a descrivere il mood in cui mi trascinano proprio i "Safety Matches". L'EP uscito per la Cloudberry (il 32simo) è assolutamente adorabile.

Non troppo tempo fa li ho intervistati per "SleepWalKing Magazine". Cosa è saltato fuori?
Il progetto è nato dodici anni fa, in Portogallo, un posto completamente avulso da qualsiasi scena musicale di matrice pop, quando Fred ha fatto ascoltare le sue canzoni a Ingrid e lei gli ha chiesto se gli andava se le avesse cantate. Nascono i Safety Matches. Felipa, un'amica di Ingrid, ora suona il basso con loro. Il loro esordio fù alquanto bizzarro: la band suonò per una band di avvocati, tutti in età da pre-pensionamento. Cercarono, come tutte le giovani band, di supplire la tecnica facendo del casino, stupendo tutti i presenti.

Sembra che "The Comet Song" non sia dedicata ai Comet Gain, che però la band apprezza particolramente.

Safety Matches - “Blue Ring”

One Note

Questa sera prove con i Tiny. Io sto avendo una mia ipotesi. Mic tarda apposta per riuscire a fare degli ingressi spettacolari mentre io Manuel e Dendrix cominciamo a provare. Domenica è venuto Paul Porlock a incidere il piano per "Road to Fairies", "Scrambled Eggs", la "Traccia Nascosta", "Kitty Jesus". Sono riuscito a sventare il suo tentativo di infilare il tema dei Lemmings in "Scrambled Eggs", e in alcune parti c'e' da dire che ha avuto veramente delle belle trovare, specialmente nello stesso brano, con alcune parti molto Elton John. Pero' penso che ora sia posseduto dalla traccia fantasma. Forse ci vuole un esorcista....

lunedì, marzo 9

MERAVIGLIOSO



Mr Manatthan provoca il cancro e si trasforma anche in una macchina: MERAVIGLIOSO!

E ora le news

ARCADE BEGINS

domenica, marzo 8

Spinto Day


C'erano un paio di canzoni di cui mi ero innamorato di "Questa Band Americana".

"Questa Band Americana" non è il nome di un nuovo progetto indie locale, le canzoni sono "Oh! Mandy" (la canzone che vi sembra di aver già sentito negli anni 70) e "Brown Boxes" (la canzone con i kazoo). Il nome della band è "The Spinto Band".

"The Spinto Band" a suo modo è una band geniale, molto simile agli "Oh no! Oh My!" per alcuni versi e certe sfumature melodiche, ma nel complesso, a mio avviso, manca un po' originalità e verietà nelle canzoni. Musicalmente sapevo cosa mi avrebbe aspettato. Fortunatamente mi sono ritrovato addirittura a "vivere un concerto sereno" e non "vittima dell'hype" (avevano ragione Robbie e l'Ele).

Quello a cui non ero preparato era vedere un'orda di bambocci ("Ce li avranno 17 anni Giuditta? Intendo... in sei...") con magliette di cartoni animati e tees a righe, scarpe da ginnastica logore e dozzinali, che fanno a gara sul palco per chi riese a ballare in modo più simile a Forrest Gump. Ogni tano lanciavo un'occhiata a Paso, e mi chiedevo cosa potesse provare nei loro confronti una persona che poco prima ricordava di aver visto un concerto dei Ramones (si parla dell'età dell'oro).

Totale dissociazione tra la musica che ascoltavo e i musicisti che vedevo sul palco. Cioè: sembrava di vedere la versione chibi degli Ex-Otago che suonava gli Weezer. L'altra cosa assolutamente estraniante e dissociata era come potessero essere sul palco con lo stesso numero di chitarre dei Micecars per ottenere dei suoni cosi' inspiegabilmente compatti. La differenza sostanziale tra i Micecars e The Spinto Band è che i primi utilizzano tre chitarre elettriche per fare la stessa cosa, The Spinto Band invece utilizzano la tattica di usare una corda a testa (Dendrix a vederli si sarebbe sparato). Meravigliosa la tecnica del gomito snodabile per ruotare il braccio a mulinello di uno dei due cantanti.

Parte "Oh! Mandy", e il pubblico va in visibilio (a parte qualcuno ha cui il suo straziante miagolare non l'ha mai sfagiolato). E' incredibile come le persone possano riuscire ad affezionarsi ad una singola canzone estrapolandola completamente dal contesto e dal gruppo che la suona. E Squilli pensa ai condizionamenti mentali della Gioventù Hitleriana.

La serata, al Covo, prosegue che è una meraviglia. La musica non è stata sempre al top, ma quando c'e' il locale, l'atmosfera, e soprattutto tantissimi amici, è sempre un piacere passare un sabato sera ai confini dell'alba per poi ritrovarsi a fare colazione da Baccini.

Si', si' dai: Pullo, travestito da militante della dark-rave, ha fatto una gran chiusura.

Qui alcune foto.

Video 1
Video 2
Video 3
Video 4

sabato, marzo 7

"La Perturbazione" di Shakespeare


Sarà molto dura per gli amici di Rivoli Perturbazione tornare alle loro ballatine pop dopo il loro piccolo tour teatrale "Concerto per disegnatore e orchestra". Il gruppo di Tommaso Cerasuolo e Gigi Giancursi (e soci) dimostra con questo piccolo concerto primitivamente multimediale di avere veramente ancora molto da dare, sia per l'orientazione visionaria che li sta lentamente avvicinando da giovani emuli tricolori dei REM alla versione sobria dei Flaming Lips, che per una potenzialità compositiva (ma soprattutto capacità esecutiva) che ha dimostrato vette ancora non espresse appieno nei loro ordinari abiti pop.

Si apre il sipario del bel teatro di Budrio (tra Medicina e Olmo, ci tengo a dirlo) e troviamo i nostri eroi seduti spalel al pubblico già armati di strumenti a fissare uno schermo vuoto, quasi come i primi esploratori della luna nel famoso film di Kubric a fissare il monolito di basalto. Fa' il suo ingresso Tommy, tutto sorridente, come un bambino a cui è stato appena comprato un giochino nuovo.

Ora. La mia idea è questa. Elena Diana, che è tornata ed è in gran forma, perfino migliorata (non so, si sentiva comunque una certa maturità e differenza esecutiva) è stata colta durante la pausa della maternità da una sorta di "Sindrome di Brian Wilson" e, mentre band e marito erano in tour, si è messa a scrivere questa fantastica piece strumentale, che non avrebbe perso un solo millimetro del suo valore anche se fosse stata avulta da questa sorta di versione a matita del "Cornelius World Syncronized Tour".

Riprendendo l'idea della "Linea" Tommaso rimane comunque, a suo modo, il cantante del gruppo, guidando la band con la sua storia proiettata sull'ordinarietà dell'intimo, diviso tra corpo e ombra, omologazione e impulso, con la solita poesia stridente rispetto al suo consueto porsi e proporsi selvaggio e irriverente. Anche la trovata scenica ha avuto i suoi momenti. Uno tra tutti il collage fatto di strisce di quotidiani e riviste pornopatinate che piovevano sul sogno della povera ombra del protagonista, che tanto aveva fatto per fuggire in un angolo di paradiso tropicale immaginato quanto agoniato.

Per una sera i Perturbazione sono sembrati la versione pop degli Yellow Capra. Con la bravura tecnica e compositiva dimostrada e la loro originalità gustosa senza l'ausilio di tante salse strane, la band di Rivoli deve sapere che ora il suo pubblico si aspetta veramente un album nuovo che faccia la differenza e concretizzi la maturità dimostrata. Un aiuto concreto da parte delle major sarebbe concretamente apprezzato. Almeno, da fan non mi costa nulla auspicarlo.

Ecco un po' di foto



Qui qualche video

Video 1
Video 2

giovedì, marzo 5

Silver Screen


Questa sera proprio non va. Per tanti motivi, e quando si gira con le gomme perennemente sgonfie è più facile che per altri forare e rimanere a terra per delle stronzate. Tant'è. Non posso fare altrimenti. Rimane la musica, che in un periodo dove tutto è particolarmente salato rimane dolce e a portata di mano più che mai.

A darmi una mano sono stati i meravigliosi "Silver Screen". Quando si dice "la magia dello schermo cinematografico", di un volto o una sequenza in grado di - per rimanere in tema - bucare lo schermo.

Eccoli qua, Californiani (mi dispiace, la gita in Svezia è rimandata), Cloudberriani per vocazione, con dolcissime melodie che sembrano uscite dritte dritte da una ballad anni 80 e bellissimi impasi volacali (questa volta la voce c'è).

"LITTLE MORE EACH DAY"
e' un capolavoro. Il brano che mi ci voleva questa sera. Sicuramente la band avrebbe da ridire, ma lo voglio condividere con voi.

Pero' precipitatevi sul loro Space a tempestarli di complimenti!

mercoledì, marzo 4

LOST?

ORmai il forum dela ABC sta diventando più divertente di South Park.
Le teorie piu' divertenti della settimana:

1) Oh Mio Dio! Frank è Jacob. E penso che Jacob sia Frank!
2) LaFleur secondo me è un attore Franco-Canadese
3) Ben è un alieno
4) La donna sotto il cappuccio è Angelina Jolie
5) Jin è Jacob
6) Jin è Sun
7) Qual'e' il vostro colore preferito?
8) Ma l'Isola... è sempre stata un'Isola?
9) Ben parla con i morti
10) Penso che Jacob sia Jacob

Venus and Mars



Uno degli album a cui sono più affezionato in assoluto, è "Venus and Mars" degli Wings. Ma non solo come album di Paul McCartney. Ho atteso quell'album per tanto tempo, passando molte giornate della mia adolescenza a sfogliare il copioso catalogo delle avventure soliste di Paul (circa un album all'anno dagli anni 70), chiedendomi, fantasticando, cercando di immaginare come fosse ogni singola canzone. Vista la mia fascinazione per i pianeti, fin da piccolino (per dirne una il mio medico di famiglia era una dottoressa appassionata di astronomia) inutile dire che non appena ho avuto la possibilità e il coraggio (erano tempi di paghetta e sottomissione alle rigide regole della casa) di comprare uno di quegli album immaginati, la mia scelta è ricaduta proprio sulla cassettina EMI di "Venus adn Mars".

Ogni canzone una gemma, ogni invenzione musicale una meraviglia. L'album è stato molto criticato per essere banale ed eccessivamente sdolcinato. Io trovo ogni brano diretto, poetico, fantasioso e melodicamente vincente su tutti i fronti. Un continuo fuoco d'artificio. A partire dall'introduzione. Che giro di accordi meravigliosi, cadenzati, con Linda al sinth gia' vintage negli anni 70! (l'album poi è uscito l'anno della mia nascita).

"Seduto all'ingresso di un'arena sportiva, aspettando che lo spettacolo abbia inizio...", quasi una versione aggiornata per una "Day in the life" scritta on the road. Erano tempi in cui non si aveva nemmeno il sentore di musica indie. I concerti erano un'affare serio, roba da 200.000 persone in uno stadio o ti accontentavi di una radio in casa. Ed era anche tempo di Lati A e Lati B. "Venus & Mars", la canzone (anzi, LE canzoni), aprono infatti ciascuna delle facciate dell'album. Ma è solo nel Lato ha che la dolce ballata cede il passo (come anticipato nel testo) alla folgorante "Rock Show", trabordante di repentini cambi melodici e di tempo, bassi Rickenbacker e chitarre a doppio manico a dodici

"Love in song" e il suo intreccio di chitarre, chours e tastiere rimandano molto da vicino a "Lucy In the Sky With Diamonds". Almeno nell'intro. La voce di Paul ispirata e all'ennesima potenza, sfocia in un ritornello struggente accompagnato da un'arpa di pepperiana memoria (penso a "she's leaving home"). Ogni canzone un inno da cantare a squarciagola.



"You gave me the answer", di cui esiste un bootleg molto interessante, l'immancabile brano in stile Boudeville.

"Magnetic & Titanium Man" un'altra meraviglia! Cioè: come canzone potrebbe reggere benissimo parlando di qualsiasi cosa. E' semplicemente strepitosa nella sua delicatezza e l'ascesa verso quel ritornello sospeso come Will il Coyote su un burrone.



Ma il testo! La passione di Paul per i Comics è nota e palesata sin dai tempi in cui nel film con i Beatles "Help!" aveva dei fumetti americani sul leggio del piano al posto degli spartiti. Bene. Immaginatevelo davanti ad un poliziotto spergiurare:"Ma io non c'entro nulla con la rapina! Passavo solo qui davanti, e c'erano Magneto e l'Uomo Titano... ma poi è arrivato perfino Crimson Dynamo!!" (spettacolare anche il rumore dei lenti passi metallici che si staccano e crollano sul pavimento).

Una delle cose più straordinarie è che arriviamo alla sesta traccia, e i fuochi d'artificio ancora non sono terminati. "Letting go" è un'ascesa continua che si arrampica su un riff di chitarra irresistibile a servizio di hammond e sezione fiati. (trascuriamo il continuo riferimento, su ogni traccia, a stelle e pianeti, tema che riprenderanno sia i Duran Duran con "Pop Mars" che i più "indiani" Brunettes con "Strucure and Cosmetics", altri due album a mio giudizio inarrivabili)



Il Lato B lascia più spazio a Denny Laine e gli altri della band, con canzoni tutto sommato marginali, democratiche, ma che alla fine mi sono entrate nel cuore. Ma la chiusura! Ragazzi! "Listen what the man said /Treat her Gently/Lonely old People/Crossroads" sono veramente degne del meadley di "Abbey Road".

Essì. Devo dire che, a discapito dei critici che incoronano il precedente successo commerciale di "Band on the Run", o i più maturi "Ram On" e "Red Rose Speedway", "Venus and Mars" (che si contente il posto di vincitore nella gara di casstina originale più consumata assieme a "Ziggy Stardust") rimane il mio "Album-Wings" preferito in assoluto, e in certe notti d'estate è ancora in grado di farmi venire i brividi ad ogni ascolto. Un peccato che sia praticamente rimasto l'unico vecchio lavoro di Paul (ho comprato da poco "Tug of War" anche su cd) a non avere goduto di una degna trasposizione rimasterizzata su supporto digitale.

Come dice la mia amica giapponese Yukari:"Attendiamo Divertente" (Chiaramente 'irresistibile b-side "My Carinval", la "Birthday" degli Wings con tanto di Handlcapping indie e giro blues, è assolutamente d'obbligo!)

Rain Rain Rain


Cosi'. Per uno strano caso della vita, è capitato che facessi una cover di un oscuro brano dei Roxy Music.

Tiny Tide - "Rain Rain Rain"

martedì, marzo 3

Joe Public

Andate bene le prove. Oddio. "Beachvolley Fields Forever "di vorra' ancora quella settantina di volte prima di riuscire a farla bene. Ma ok. Oggi mi sono spanciato dalle risate. Vorrei che alle prove fosse sempre cosi'. Quando Mic si e' ostinato a provare un ritmo funky all'inizio del brano e annunciando "Ok. Fidatevi, ha un suo perchè, ora lo faccio diverso"... e chiaramente l'ha rifatto ugual, mi e' bastato uno sguardo all'espressione di Manuel per piegarmi in due!
Mic ha voluto rimanere tipo quei 40 minuti extra per provare, fino alla perfezione maniacale ancora non raggiunta "S♥L" (e io in genere la suono con la tastiera, con la chitarra ancora mi inceppo molto spesso). E' innamorato di quel brano. Si e' addirittura preparato a casa una cosa scenica tutta sua, di cui ancora gli altri non sono al corrente (muoio dalla voglia di vedere l'espressione del cinicissimo Dendrix!).

Oltre a questo abbiamo provato anche l'outro dell'album: "Febraury reprise". A mio avviso la cosa piu' bella che sia mai uscita dai nostri strumenti.

Jason, tipo

Vorrei che la gente sul palco sputasse piu' sangue. Tipo Jason.


lunedì, marzo 2

Spastic Society

Continuano le mie piccole soddisfazioni personali per la realizzazione di "Febrero". Penso che il regalo più grande che ho ricevuto in quest'ultimo periodo (a parte un favore che forse mi farà [Nome In Codice]Dark Side Of The Moon [/Nome In Codice]) sia stata ricevere il sabato sera, prima di uscire, la versione di [Nome In Codice]Obscured by clouds [/Nome In Codice] di Valentine Disco Night. Cioè. Pensate che emozione. A parte l'arrangiamento (io adoro tutte le produzioni di "Obscured", che è immeritatamente non conosciuto alle masse) sentire una canzone pensata e scritta da me in Inglese pronunciata in un perfettissimo accento originale albionico mi ha lasciato per tutta la serata un sorriso a 24 carati!

Domenica è venuto Dendrix a registare le chitarre per "The Smiths And The Cure". Molto molto soddisfatto. Non vedo l'ora che arrivi anche la registrazione della batteria per montare il tutto.

domenica, marzo 1

The Guest Room



La cosa bella dei concerti dei The Clever Square... è che si può visibilmente apprezzarne la crescita artistica e musicale, rapidissima come quella del loro sviluppo adolescenziale. Ieri Geg, Edo e Ste si esibivano al Madamadorè (la nuova edentità epurata dell'Ex-Machina. Per la serie, ti sembra di essere a Nizza, entrare al Negresco... e trovarti all'Ex-Machina!). I ragazzi non solo aprivano ad un gruppo crossover-hardqualcosa, ma non erano neanche nella locandina dell'ingresso. L'acustica in compenso era... eccellente! Se avessi dovuto videoregistrare tutto per riguardarmi il concerto in dvd, non contando fattori non secondari come pubblico e posizione degli astri, reputerei quello di ieri il loro concerto migliore tra le decine che ho visto e il più vendibile (anche se quello che mi è rimasto nel cuore è stato quello nella ghiacciaia invernale all'aperto del Jam Station con gli Heike un ultimo dell'anno).

Gec, grande entrateiner, ormai rasenta il pinteriano, sbriciolando totalmente la sospensione dell'incredulità abbattendo il ruolo di "noi band sul paclo" / "voi pubblico dietro le barricate", interrompendosi per chiedere in prestito capitasto, scusandosi per non centrare assolutamente nulla con una serata del genere, prendendosela assolutamente comoda per sviatare ben bene tutte le chiavi di accordatura propedeuticamente ad un unico accordo di chiusura. Ma quando i pezzi cominciano... il cantante dei Clever va in trance, abbassa la visiera sul muso, e viene impossessato dallo spirito di qualche defunto cantante emo, rovesiando le pupille verso altri piani cosmici e squotendo le guance con scosse epilettice come solo Ben Stiller potrebbe, sfocando con un imprecettibile sfarfallio in un ectoplasma luminoso passando dall'icona di Ian Curtis alla maschera di Scarie Movie.

Veramente un gran bel concerto. Ogni volta il gruppo incarna sciamanicamente l'anima di una band che ha segnato la storia del rock. Mi dispiace per loro, ma ieri era il turno dei Pixies. (Ma forse la band preferiva essere i LMALL, chi lo sa).

La serata è proseguita in un affolatissimo Diagonal dove gli Airpop ci hanno deliziato con la loro attesissima musica brit da ogniquando ad altissima qualità. Il modo migliore per chiudere la serata (delusione, il naso di Robbie Pop è rimasto uguale, e non si è adeguaro al nuovo francesissimo look da mastro-pittore di Mont Maitre)

Qui alcune foto
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