martedì, settembre 22

No Glas Go!!

"There is a place / where tourists go..."

Il viaggio a Glasgow era nato un po' per l'esigenza di riscattarsi da un'estate vissuta nella totale e parzialmente masochistica carenza di eventi di rilievo durante l'estate passata. In questo Charlotte Hatherley che annunciava il suo tour Inglese per promuovere il nuovo album "New Worlds", con una mostruosa media di due concerti a serata, è stato un faro ispiratore e illuminante come la sua fiammante Telecaster e i nuovi capelli rosso fuoco.

Charlotte aveva già vissuto l'estate che non avevo vissuto io, grazie ad una tournè americana come chitarrista sotto copertura dei Bat For Lashes che aveva toccato le medesime città in cui avrei dovuto ritrovarmi nello stesso periodo in cui sarei dovuto essere lì.

Andare a vederla a Glasgow era un po' come ricongiungersi con la realtà.

In aereo (Ryan) siedo vicino ad un signore brittico, presumibilmente scozzese, sulla cinquantina, con scarpe consumatissime, baffetti, look un po' western bovaro, aria vissuta. Aveva chiesto all'hotess una Pepsi ed un caffè. Contemporaneamente. Le nuvole cominciano a dissolversi man mano che l'aereo perde quota in modo calcolato. Fuori la campagna scozzese. Precisa, imponente, quasi onirica. Il tempo è mesto, grigio, ma non piove.

- Not rainy. It's pratically summer

Il vicino d'aereo si volta verso di me divertito e sbotta: "Yeeeah! You can say that! It's a good weather!"

Il Ryanereo plana, parte un jingle di successo a metà tra "installazione completata" e "hai superato l'ultimo livello", e i soliti Italioidi non riescono a trattenersi da un tentativo di applauso, mentre io mi limito a piegarmi dal ridere mentre mi slaccio la cintura di sicurezza.

L'adesivo "ZondaSeek DJSet" è fondamentale per ritrovare il mio piccolo Trolley.

Il check-in Scozzese riesce a intimidire e a far mettere sull'attenti, al contrario di quello italiano. Massicci militari in divisa con fucili mitragliatori carichi, poliziotto che affianca l'addetta dell'aeroporto che ti chiede: "Per favore, specifichi la natura del suo viaggio..."

Qui sono veramente precipitato in una serie di funambolici capitomboli.

"Sono venuto per vedere un concerto", mi scappa. Poi penso all'assurdità della cosa per una persona normale, e quindi penso alla prospettiva di una persona normale protetta fa forze armate. "Chiaramente per vacanza. Sì. Per vacanza". Silenzio da parte della funzionaria, che continua a fissare perplessa la mia carta di identità. "Rimango solo per un paio di giorni, poi me ne torno in Italia!". Ogni replica mi sembra solo di fare peggio. Mi restituisce il documento e mi fa:"Certo! Vada pure. Si goda il suo viaggio. Buon divertimento". Meno male!

Usciamo dall'aereo e subito si apre la porta del treno nella stazione di fronte. Saliamo confidando che il gruppo di signore attempate già ubriache di prima mattina non si siano inventate una boiata da sbronze rassicurandoci senza troppa convinzione che il biglietto si poteva fare anche sul treno.

Segue una serie di messaggini a Robbie, cominciati all'imbarco con scambi del tipo

- Seek è seduto vicino ad un personaggio famoso. Mark Zonda
- L'avevo già indovinato! Mi sto mangiando i piedi!

"Glasgow e' come Faenza. Ma senza la puzza"
"A Glasgow ci sono campi da golf talmente grandi che ci passa la ferrovia in mezzo"

E compagnia bella...


Glasgow da subito mi ha un po' deluso. Architettura, edifici... dalle mie foto non si evince, perchè ho chiaramente fotografato solo squarci di quartieri più decadenti e particolari, ma rispetto a Londra o Dublino non mi sembrava di vivere nulla di diverso che camminare in alcuni quartieri di Modena o Reggio. Le ragazze, come tassonomicamente classificate dal compagno di viaggio Matt Share in modo inappuntabile, bionde, occhi azzurri quando non blue e dalla pelle candida, di dividevano in

a) Carine, se vestite bene o truccate passabili per bellissime
b) Bellissime
c) Ciccione

Praticamente un paradiso! I Glaswegiani tutti disponibili, affabili, rassicuranti, gentili, a parte il nostro primo contatto con un tipo scazzato dell'Ufficio Turistico. Dopo un po' di tempo ti rassegni al fatto che Glasgow non sia propriamente una città turistica, anche la gioventù sia molto pacata e compassata, ma che almeno ti possa sentire rassicurato dal girare per la strada a qualsiasi ora del giorno senza la paura di essere scippato se non accoltellato per sbaglio. Lo dimostra il fatto che - al contrario di Lontra o Bublino - non ci sia coprifuoco di sorta. Stranamente c'è più gioventù sguinzagliata al Sabato che al Venerdì. I Weegiani escono dopo mezzanotte e rimangono alzati a bere fino all'alba, come confermato anche dal simpaticissimo tassista che ci ha traghettato a verso l'aeroporto alle cinque del mattino di Domenica.

Abbastanza una piacevole mazzata, come è giusto che sia ad ogni vacanza vissuta intensamente, con quelle otto ore di camminata al giorno e 4 ore di sonno per notte (il chicken vindaloo la sera prima di partire pero' non me l'aveva prescritto propriamente il dottore)



Vicinissimo alla stazione, camera sul lato interno rispetto alla strada, pulito, acqua calda e VASCA, letti veramente riposanti, bollitore, wi-fi e TV in camera, personale disponibile e gentile, sala bar in stile "Lost in Translation" e ristorante indiano frequentatissimi e di classe, la scelta di Seek si è rivelata molto azzeccata, nonostante le preoccupanti recensioni che avevamo trovato su Internetto che vedevano gli Scarafaggi protagnisti assoluti di scorribande all'interno di cumoli di materiale marrone ipoteticamente sparso tra Walter e lenzuola spiegazzate.

Charlotte suona al King Tut's Wah Wah Hut. Scrivo ad Andre degli Stones of Venice che lunedì in cartellone ci sono addirittura i Top Loader, che si sono riformati. Ma Andre non li conosce.



Tralascio commenti su ristoranti vari. A parte i pasti saltati per sbaglio (sembra che la maggior parte dei negozi chiuda alle 18:00 e le cucine alle 20:00) abbiamo sempre mangiato più che ottimamente, per quanto mi riguarda sempre ottima carne.

Un'altra cosa che mi ha favorevolmente impressionato e stupito, è che i miei sensi di colpa legati al pensarmi "Italiano barbaro casinaro e cafone" e tutti i miei tentativi per dimostrare pacatezza, disciplina e buone maniere, non solo sono mitigati da autoctoni che non mantengono le file e sono incuranti dei semafori rossi dall'altro capo delle strisce pedonali, ma vengono spazzati via nel vedere quanto l'Italia venga presa in considerazione. Birra (Moretti imperante), prodotti culinari, dolci, vini, divani, arredamento, vestiti alla moda, anche quando un prodotto non è propriamente di origine Italiana richiama nomi a noi familiarissimi per associare un articolo ad un sinonimo di qualità. Insomma: siamo forti nonostante chi ci rappresenta all'estero!


Il King Tut's ha una sorta di pub abbastanza grandino al piano sottoterra, e lo spazio dedicato ai concerti al piano superiore, un po' come all'Officina 49, ma con un impianto che sbomba (mai viste così tante casse spia, e già questo era indice del resto)

Non conosco il nome del primo gruppo che ha aperto la serata, e nemmeno ci tengo a saperlo. Non voglio scoraggiare tutti quegli adolescenti che si mettono per la prima volta assieme nel tentativo di convogliare le loro energie focalizzandole verso quell'obbiettivo comune che è "Fare Musica", però prima di farsi esperienza dovrebbero provare a suonare in luoghi più consoni, come le palestre e le camerette. In pratica ragazzotti molto ingenui che proponevano loro canzoni blues incentrate su cotte da liceali o inesplicabili quanto ingiustificati tormenti interiori. Tutti pulitini, più patinati dei CD Singoli dei Coldplay in offerta al piano di sotto, vittime di tutti gli stereotipi del blues e insipidi come il pane intinto nell'acqua.

Il popolo ancora si tiene a distanza dal palco, a parte l'hyperansioso sottoscritto e un altro pazzoide autoctono maniaco di Charlotte come me, affiancato dalla compagna, presumibilmente la moglie, altrettanto fanatica.

"Aspetta. Ancora non è cool essere in prima fila"
"I'm gonna sing all SUMMER long"
"... hey... BEHAVE..."

Due cretini che si incontrano, insomma.

Cominciano ad avventurarsi interessanti donnine attorno al palco, con adesivi rosa attaccati alle vesti. Sono free pass. Proprio quanto penso che Charlotte ha messo su una band di simpatiche ragazzine, capisco che invece si tratta del secondo gruppo d'apertura, tali "Futuristic Retro Champions". UNA RIVELAZIONE.


Elettropop allegro con brio, cori ben bilanciati, una cantante biondissima che sembrava fuoriuscita direttamente da un manga, il bassista che sembrava la versione di Sean Lennon di un multiverso molto più magnanimo con lui, la tastierista semplicemente troppo carina. Minuta, seriosa, composta e di classe, a dire il vero quest'ultima non stava troppo bene. Tutti avevano una loro parte ben strutturata nei cori. Di Glasgow, avevano gia' riempito e animato la sala prima dell'arrivo di Charlotte. La seriosità della tastierista veniva interrotta puntualmente da questa irresistibile catena di eventi:

a) I fan richiamavano l'attenzione della cantante
b) La cantante veniva incitata a fare la scema
c) La cantante faceva la cretineria di turno, tipo una strana combinazione di pose hip-hop propiziatori per incanalare e invondere eneriga ad uno dei membri del gruppo
d) La tastierista cedeva e non riusciva a non ridere davanti ad una simile cialtroneria.


Vi prego! Chi ne ha il potere li porti in Italia!!!

Finalmente era giunto il momento in cui era fighi essere attaccati al palco. Vi dico solo che ero talmente vicino a Charlotte Hatherley che ha dovuto aggiustare l'asta del microfono perchè se no mi sbatteva addosso. Andre mi chiedeva se fosse così bella anche dal vivo. Dico solo che i suoi occhi erano così grandi e blue che non mi arrischiavo a fissarli per paura di perdermici dentro e non tornare più in me. Charlotte sbircia dalla scala antincendio, che dà ingresso agli artisti direttamente sul palco. Studia bene la situazione, e poi cerca di farsi forza proferendo:"Ok. Let's do this thing.".

Carlotta ha presentato il suo nuovo album: "New Worlds". Anche il live rispecchiava la sua natura più pop, semplice, diretta, chitarrocentrica, meno incentrata su cori e tastiere, rock e incendiaria. Un basso, una chitarra, una batteria. Non c'era bisogno d'altro. Poco spazio ad alcune vecchie glorie. Nessuna traccia di "Bastardo". Un qualcosa. Forse l'emozione più vicina possibile per un appassionato di musica contemporaneo a vedere Hendrix dal vivo. Sicura, ammaliante, aliena, distaccata ma piena di energia, con una sicurezza nel padroneggiare ipnotici giri di chitarra, effetti e cantato assolutamente uniche quanto invidiabili.


"Summer", dal primo album, eravamo pronti tutti a cantarla. Qualcosa vibra nell'aria al termine del brano che la precedeva. Era palese che noi pubblico avevamo barato, e stavamo caricando i polmoni per urlare a squarciagola: "Summer's coming, and IIIII knooow I'll feeeeel...." , avendo palesemente barato e sbirciato la scaletta. Charlotte probabilmente se ne accorge, e... SALTA a piedi pari il brano, che per non rischiare di essere uccide affianca al bis con la gloria atrettanto contagiosa "Kim Wilde".

La giornata successiva ci siamo meritati addirittura il sole!

(ecco il risveglio!)

Giardino botanico e KevinSide, come consigliato da Rowena dei Cue Fanfare. Piedi ormai massacrati facciamo parziale uso della metro, più ima token ring, che scorreva in due direzioni attorno alla città. Qualche negozietto musicale ben fornito, che promuoveva smodatamente le rimasterizzazioni dei Beatles. Ci imbattiamo anche in un locale pittoreschissimo dalla falsa parvenza di chiesa, dove sembra abbiano suonato anche gruppi indiepop di una certa levatura.


Kevinside è già un lato più interessante della città (ma ancora scordatevi musei o negozi particolari, nulla che non si trovi anche in Italia o tuttalpiù su internet), e il Sabato la città sembra essere un po' più animata.

La sera me la sono fregata con il ristorante Indiano! Faccio il fenomeno e ordino l'unico piatto che conosco, che non era neppure a menù. Tipo la cosa più piccante che la cucina Indiana annovera nella sua tradizione. "EXCELLENT CHOICE!" esclama molto soddisfatto e sorpreso il cameriere, portandomi una scodella di lava piccante in cui dentro avevano fatto dissolvere un malcapitato volatile. Per orgoglio sono arrivato a mangiarne metà, riducendomi spesso che se mi fossi lasciato andare ad una sbronza!

Al Nice n' Sleazy arriviamo abbastanza tardino (ancora una volta hanno iniziato prestino). Riusciamo a vedere il gruppo di punta: i Findo Gask, un incrocio tra Weezer, New Order e Cornelius, con voci e cori veramente incredibili e il bassista che alterna la chitarra basso alla tastiera. Hanno dei fan molto accaniti, e suonano tutti i sabati al termine delle serata dal vivo denominate "Crufts", a cui abbiamo partecipato all'innaugurazione. Penso che - ora che non ci sono più le nottate PIGS - siano le feste indie più attese tra tutti i ragazzi di Glasgow, a giudicare dalla quantità di indume che si era radunata all'evento.


Al Nice la situazione è ribaltata. Il grande pub è al piano superiore, i live prendono luogo nell'ampio seminterrato. Mi reco al bancone dei Findo e faccio subito la figura dell'oldisismo, chiedendo il CD. Con sbigottita aria di sufficienza mi viene cordialmente detto che è disponibile solo il 12 pollici.

- Io non ho il giradischi...
- Puoi comprare i nostri brani su iTunes...

E' veramente tardi. O meglio, per noi che abbiamo messo la sveglia alle 4:45 per prendere il Taxi nella speranza di raggiungere in tempo l'aeroporto. Non certo per la gioventù di Glasow (tornata da Rimini?) che pure nella loro veste rassicurante di bravi ragazzi e ragazze inside trova nella tarda ora della notte il posto per qualche sboccata isolata e rassicurante sboccata sul muro da parte di giuovani giuentildonne e un inseguimento pro pestaggio paventato poco convinto.

Il tempo per una foto cretina, e si recuperano le forze per ritornare in patria, pronti per un'altra avventura!


domenica, settembre 13

Share the tide




La prima volta che ho sentito parlare dell'"Intifada" è stata alle superiori.

Gli ultimi anni facevo parte di una band discretamente fica (avevamo vinto un paio di concorsi le uniche volte che aveva suonato) che non faceva niente di speciale, se non suonare tutto quello che faceva in modo molto pulito e scegliere cover sconosciute all'adolescente medio che induceva a far pensare che fossero brani originali. "Joe Mitraglia" e "Canzone per un'amica", e un meadly fighissimo di "Satisfaction" che nel crescendo diventava "With Or Without You" raggiungendo note impossibili. Dei piccoli guerriglieri del rock.

La nostra attività consisteva nel provare tutto l'anno senza cantante, fare una prova con il cantante (veramente un figo, cantava da Dio), partecioare al concorso, trovare un nome per la band, vincere il concorso. Tra i nomi ricordiamo "B. Rocks" e "ai latI".

Ebbene. Il nostro chitarrista era un vero e proprio estremista. Si era impallinato con Guccini, le lotte sociali, gli Iron Maiden e compagniabella. Un certo periodo della nostra breve storia (provavamo in un circolo di Ronta dove il padre del nostro batterista organizzava feste locali), il nostro chitarrista Emiliano (Zapata?) trascinò nel gruppo uno strano individuo di 35 passa anni. Un tipo sciatto e cicciuto che scriveva canzoni di protesta deliranti tra Skiantos, CSI e Pippo Franco imbazzato nel microcosomo delle attività musicali allora saltuariamente presenti a Cesena. Ebbene: un giorno Emiliano si presentò alle prove con il suo sorriso sornione da vincitore abbastanza Dylaniano e buttò lì con malcelata nonchalance:"Sabato sera ho suonato con il tipo. ALL'INTIFADA".

Allora sembrava una cosa inconcepibile. L'"INTIFADA" era una sorta di Locale X in una zona d'ombra di una realtà alternativa del tutto fuori da Cesena e da questo pianeta. Non solo un posto da grandi, ma un luogo impossibile da raggiungere nel caso ci si fosse armati dell'intenzione di fare un giorno una passeggiata per la città per trovarlo.

Passa il tempo. Il soggetto strambo che fa musica di 35 anni divento io, l'Intifada semplicemente il circolo dove una volta c'era il bar antistante a casa di mia nonna paterna, a fianco all'asilo abbandonato (non vi sembra meraviglioso che Cesena, fin da quando ero piccolo, c'è la presenza di un microvillaggio fantasma completamente disabitato con giochi per bambini disseminati lungo l'area, proprio vicino ad una casa colonica abbandonata tagliata a metà chiamata "Casa del Diavolo"?)

Grazie alla caparbietà di Mic Leffe (l'unica volta che ero passato di fronte al locale ero rimasto a dir poco spaventato) accade che passiamo una serata li'. Forse anche perchè il locale è stato riempito esclusivamente di amici, l'acustica era pessima ma il palco e il posto molto accoglienti, i proprietari strambi ma veramente molto accoglienti e disponibili, la serata dei Tiny Tide all'Intifada la ricorderò molto volentieri.


Finita la staffetta per caricare tutte le attrezzature da casa alla macchina e dalla macchina all'interno del locale, mi accorgo di avere dimenticato l'asta per il microfono, un oggetto totalmente inutile, ma che ti risparmia il fastidio di cantare steso per terra. Mi secca perdere la pole position conquistata con il parcheggio. Essendo così viciono a casa me la faccio a piedi, approfittando di Manuel e Sonia, appena arrivati. Vado dal gestore del locale e gli faccio:

- Io non mi fido delle persone, ma mi fido delle persone che non si fidano delle persone. Quindi mi fido di te. Faccio bene?
- Ho conosciuto solo una persona che mi ha fatto un ragionamento del genere, e mi ha chiesto 150 Euro. Che cosa vuoi?
- Hai 150 Euro?

Faccio tempo a toranre a casa, trovare le chiavi giuste, ma sbagliare piano, spaventare una famiglia, camminare davanti alla gelateria con un'asta da microfono come se niente fosse, tornare al locale, e imbattermi in Mic appena arrivato mentre Dendrix ancora si doveva fare vedere.

Comincia ad arrivare gente. Tutti amici. E comincio a pensare al promo che gira di "Come Togheter" e come la musica sia meravigliosa e abbia il potere di aggregare le persone. Sbollita un po' di tensione e prove tecniche cominciamo. Tra il pubblico anche il bonghista misterioso che si era infiltrato tra di noi alla Vigna anno scorso. Ci abbiamo fatto due ristate sopra. Era un po' imbarazzato a riguardo. Forse quella sera era tra noi solo in un altro piano mentale.

L'intro spero sia stata fotonica. Abbiamo passato l'ultimo mese solo concentrati su "Intro - Kitty Jesus - Psychopath" come fosse un'unica traccia. "Salve. Siamo i Tiny Tide. Siamo una cover band degli U2. Però ora proseguiamo con una canzone dedicata a due gruppetti del cazzo". "The Smiths & The Cure" è stato più un miracoloso stato di grazia che un'esecuzione musicale, vista come era venuta alle ultime prove. Ebbene sì. C'è quest'altro piccolo aneddoto da raccontare. Uno dei proprietari del locale aveva visto i filmati di noi che suoniamo al Mattatoio, e ci ha scambiato, inspiegabilmente, per una coverband degli U2, causandogli una grande delusione quando gli abbiamo detto che non facevamo solo brani nostri. Alla fine è andata bene. E' un po' che i primi a complimentarsi dei nostri concerti sono proprio i proprietari dei locali, che è incrediblmente meglio che essere cacciati fuori dai posti a pedate. La prendo come un buon segnale!

La parentesi tastierosa (o come la chiama Robbie "Quella Scatolina") "Scrambled Eggs" - "Jonie don't U worrie" - "S♥L" sembra essere diventata la parte piu' gradita dello show. Io però non vedo l'ora di sbarazzarmi della tastiera (lo spazio sul palco stava un po' stretto). Manuel capisce e mi dà prontamente una mano. Dopo svariati tormentoni sulla "Coke" arriva il momento di "Tiny Trains".

"Ora vi portiamo tutti a fare un viaggio sul nostro trenino." Poi penso all'equivocità di quello che ho appena detto e cerco di correggere il tiro, "... che non è il trenino dell'ammmore. E' il teno dell'ODIO. VAFFANCULOOOO!!!". E parte quel cruogiolo suino di influenze che è "Tiny Trains".

Si può sempre confidare nella solita fotta per "Girls from Ronta", le cui code musicali e reprise continuano a crescere di concerto in concerto tendendo sempre di più alla "Zona Plaid" di Balle Spaziali. E' così che, al secondo minuto di reprise prendo Clint, la mia chitarra acustica, e continuo a sbatterla ripetutamente contro i piatti di Mic Leffe per fargli intuire che forse possiamo anche chiudere la serata.

Arriva anche la polizia. Tipo con due ore di ritardo. Noi avevamo finito da un pezzo. Non c'era neanche musica nel locale. Solo un paio di ubriaconi che parlavano ad alta voce fuori dal locale di quando venivano cacciati fuori di classe alle medie. Cesena è proprio una pericolosa città riottosa piena di criminali. Nessuna pace per i nottambili. (Uh uh uh~)



domenica, settembre 6

Giorni Vulcanici


Natale, Befana e Pasqua sono ricordi o mai passati, miti ancestrali che hanno nel corso del tempo dissolto il loro fascino come vernice scrostata corrosa lentamente dall'innocente premura di plurime passate di Amuchina. Non lasciate regali sotto l'albero, risparmiatevi uova e cioccolato, tenetevi le calze ben infilate ai piedi. Non attendo più l'arrivo di Monsieur Natale, presunti conigli pasquali, signore che volazzano sulla scopa incensendo il carbone. Tutte le attese dell'anno sono rivolte verso un unico evento ora: il Vulcan Day, ritrovo annuale dei più importanti diggei europei mod al confine tra beat e psicadelia anni 60, nella fantastica cornice della "Grotta" del Carnaby. Musica eccelsa e introvabile, ritmi irresistibili suonati su 45 giri, ragazze che sfoggiano mise veramente irresistibili, un viaggio non solo nello spazio (Londra) ma anche nel tempo (i Sixties)

Pensavo avessimo mancato chissà quante edizioni, invece solo quest'anno ho realizzato che la prima volta (che non si scorda mai) era in occasione soltanto del secondo raduno. Ai tempi andava di moda Maispeis, e l'organizzatore della serata aveva fatto un tam tam impressionante. E molto convincente! L'anno successivo l'attesa e le aspettative erano tali da aver richiamato veramente tantisismo persone (ecco un filmato di repertorio)



Se nella seconda edizione l'effetto esotico della sospensione dell'incredulità era dato anche dai numerosi volti nuovi, l'edizione successiva ha avuto come controindicazione quello di lasciare l'impressione di trovarsi nella perenne attesa che cominciasse una sorta di riunione di condominio, ritrovandosi faccia a faccia con tutte le persone che solitamente ti ritrovi a frequentare nell'arco di un anno in una sola serata.

Quest'anno io e Seek siamo arrivati in una Rimini inverosimilmente gremita (mai visto veramente un casino simile, neanche ad Agosto), e pochissima gente all'interno della festa! (a mezzanotte non era arrivato neppure il DJ). La serata e' stata immancabilmente divertente e ben organizzata, la musica veramente al top, ed è stato decisamente meglio avere a che fare con amici veramente interessati a quel contesto, non lì per curiosità... Sono sicuro che molti degli "Iniziati" sicuramente hanno festeggiato altrove tra l'hotel dove erano alloggiati gli ospiti e qualche anfratto segreto. Nel frattempo torno a contare i giorni che mancano alla prossima occasione, prima di diventare troppo vecchio anche per questa festa :)

venerdì, settembre 4

Potere alla Torrefazione



"I've learned from experience that God has a plan for me, and that it’s better than mine!"

A volte capita di innamorarsi di certa musica al primo ascolto, ignorando totalmente la montagna di trash che quella singola canzone, motivetto, file emmepitre si trova alle spalle. E' capitato con gli Ash, è successo di nuovo con i Jet, questa volta è il turno dei "Tower of Power", di cui sarebbe sconsigliatissimo cercare video su Youtube o mostrare una singola locandina. Bruciate i poster, chiudete Flickr, concentratevi sulla musica. Buy, yet again, solo se le vostre orecchie sono avezze alle calde alchimie soul della Motown Music e per un seppur breve periodo della vostra vita non avete potuto fare ameno di ascoltare Stevie Wonder, Chicago o Average White Band almeno una volta in una giornata.

Qui non si parla di sintetizzatori e computer, chitarre distorte su amplificatori valvolari, ma di intere sezioni fiati e violini, gente che sa cantare, persone che ancora investono insensatamente palanche di palanche per fare anche di un singolo brano un razzo in grado di raggiungere attraverso galassie lontane quel pianeta trascurato e dimenticato chiamato Anima.

19 album nel corso di 40 anni e ancora nessun segno di cedimento. Non ci troviamo di fronte a dei ragazzini, ma a gente che ha avuto modo di vivere la storia del rock senza l'ambizione di esserne protagonista. Non è un caso quindi che la band fondata da Emilio Castillo (è eccezionale come anche per band così numerose il tutto parta sempre da un ragazzo che scrive canzoni in una cameretta) non sia diventata famosa come Aerosmith, Heart, Elton John o Santana (che ha da tempo fatto decadere il nome assurgendo al livello di pochi eletti come le semidivinità redentrici o i pazzi dittatori nazionalisti) ma spulciando spulciando si ritrovino sempre dietro le registrazioni di molti loro brani di successo. D'altronde basta soffermarsi sull'elegante raffinatezza di brani in gran spolvero come "You're Still a Young Man" o "What Happened to the World That Day?" per capire la portata delle potenzialità di questa band.

I "Tower of Power" sono una grande band che può contare su eccezionali sessionman in grado di fare superare alla band ogni sfida, indipendentemente da quanto possano risultare trash. D'altronde se tra le fila dell'orchestra figurano personaggi come "Rocco Prestia", "David Garibaldi" e "Mic Gilette", non può assolutamente essere frutto del caso.

Tower of Power - "So Very Hard to Go"

mercoledì, settembre 2

Little by Little


Abbandonarsi alla dolcezza di un certo pop facile facile di pochi accordi e una linea di basso appena appena abbozzata è innocentemente disarmante come un'alzata di braccia fronte sole con un bimbo o una bimba che ti punta una pistola d'acqua alla schiena. Possibilmente carica di gazzosa. Non è affatto imbarazzante perdersi nel pop armonico e super-ficiale dei "The Little Ones", un nome, una dichiarazione d'intenti (come un'altra band che conosco da vicino di cui ora mi sfugge il nome :) ). Una stuola di armonie e moog al servizio della spensieratezza più totale confermano ancora una volta quanto l'immagine che chilometri di pellicole e di cassettine hanno proiettato nel fantastico schermo del nostro immaginario sia indissolubilmente legato alla California e la Pacific Coast tutta, tanto che la nuova "Boracy" ci fa fantasticare su come se la passerebbero i reduci degli Oasis a passeggio per le strade di San Diego.

I Little Ones sono attualmente alle prese con la registrazione del loro nuovo album, il seguito di "Morning Tide". Nel frattempo alzate i vostri Margaritas, tirate via le scarpe, rilassatevi con qualcuno dei vecchi brani e - perchennò - date un'occhiata al loro vivacissimo blog.

The Little Ones - "All your modern boxes"

martedì, settembre 1

Pop Matters?


Recentemente è uscita "Higher Than The Stars", il nuovo istant classic dei pregevolissimi, capacissimi, impeccabili, fighissimi e anche fottutamente simpatici "The Pains Of Being Pure At Heart". Sarà per questa sobrietà avversa a qualsiasi tipo di pecca, che vuole tenersi a guinzaglio solo un parziale istinto snob non più innocuo dell'isteria di un chiwawa, o per il loro reiterato immolarsi alla perpetua processasione dell'infallibile formula shoegaze in perfetto equilibrio tra pop e noise, che in mezzo a tanti entusiasti ammiratori riusciamo a pescare impensabilmente sporadici ascoltatori che seguono da lontano trascinati a forza e stocono il naso. I Pains troppo furbetti e ripetitivi. Non rischiano la caduta in una stuola di cuscini correndo a tutta birra nel loro conciliante e corroborante equilibrio tra noise... e pop.

Rischio? Quale rischio si corre a buttarsi in un materasso? Facile lasciarsi andare, soprattutto quando l'equilbrista arriva dall'altro capo del filo per addentrarsi più da vicino all'interno del grande circo mediatico del Rock'n'Roll. Continua ad entrare sempre più gente nel tendone, c'è sempre più voglia di piacere. Una volta fatto il salto rimane solo il... "pop".

Molti vedono un passaggio decisivo nell'uscita di "Higher Than The Stars EP", previsto per il 22 Settembre sotto Slumberland Records. In realtà i segni della vera natura dei Pain si potevano già evincere da tanti segnali, come gli indizi della morte di Paul disseminati nelle produzioni degli Scarrafoni di Liverpool.

1) Bando di Airpop che in mezzo a tutto il casino (nulla di che rispetto a Wavves, Time New Vikings, Mika Miko, e compagniabella) predilige l'heightissimo "A Teenager In Love" nelle sue selezioni musicali, l'unico brano che si distacca dall'impasto chiassoso del contesto generale dell'album e vi riesce in modo assolutamente sublime
2) Kip che, meravigliandomi con lui di quanto siano stati precisi e puliti nell'esecuzione del loro concerto all'Hana-Bi mi dice che in realtà loro non voglion essere nulla di più di una band melodica con canzoni semplici in grado di raggiungere tutti (ma continuava a sorridere estasiato ed era in piena ubriacatura da indiscriminata approvazione popolare pre, intra e post concerto)
3) La band ha cominciato a sfornare borsette da spesa oltre le solite spillette, e deve spillare quattrini per tornare a sborsare.

Riarrampicandomi con maldestra calcolatissima rapidità nella fragile baracca sull'albero del mio egocentrismo, vi dico che le band che si fossilizzano meritano di fare compagnia alle bestie estinte del giurassico, e che ogni cambiamento è ben accetto, soprattutto nel versante pop, che non fa mai male. Poi chissà, "103" sarà un brano da pogo degno dei Ramones!

Un tuffo acrobatico o un veloce contorsionismo? Il pericolo è inesistente e calcolato. Durante il salto godiamoci le brezza del volo sulle note del nuovo lavoro. "Higher Than The Stars"


Tiny Tiny

"Helmed by one Mark Zonda, Tiny Tide is a pop band from the beautiful Italian city of Cesena. Their illustrious beats flow through the orchestral strings like rivers running through towns. Under their belt, Tiny Tide have released two EPs, The Ronta EP (2008) and the recently released The Wildheart EP. This EP is an electronic experience through the eyes of Wildheart, their arranger."

Una recensione molto lusinghiera sull'ultimo Ep dei Tiny Tide in "Stop Sleeping, Yo!". Eccola qui :)

Qui anche alcune considerazioni di Wildheart.