domenica, giugno 28

Dis-moi que tu ne pleures pas


Grazie a Adriano Zoppolato per le foto.

Perchè un po' di nuvoloni ci sono stati proprio in cima al terrazzo del Diagonal, dove stavamo per suonare. Come chi? Mark Zonda e i Tiny Tide, anzi, per l'occasione GC e i Tiny Tide. Le prime ad arrivare sono state proprio "le segreatarie", più deliziose che qualsiasi ragioniera, più intelligenti di qualsiasi velina, rimediate da Dendrix a San Giovanni sono state veramente scaltrissime e hanno portato da subito una sferzosa dose di allegria (ragazzi, se avete a cuore le vendite, investite su delle psicologhe, non su contabili. Qualcuno al governo l'ha capito). Poi è stata la volta dello scontro tra fotografi nello sfondo steam-punk del locale, dove è stato improvvisato un set fotografico post-atomico degno di uno dei tanti Godzilla Vs Gamera. Poi amici, fan, avventori, Robbie che ci ha aiutato ad attaccare palloncini e i manifestini elettorali con Moz, Robert Smith e Mark Zonda in stile Obama e Lorenzo, che si era autoconvinto di credere per disperazione che fosse il mio compleanno. Chiaramente ultimo è arrivato Mic Starr!



Airpop DJSet sublimi. Mic lo abbiamo sistemato su un rialzo, come il suo e-mulo beatlesiano. Il suono era talmente buono che sound-check e tecnici non servivano neanche, tanto il mio nuovo mixer simula qualsiasi ambiente di risonanza, se giravo una manopola il terrazzo del Diago diventava un grotta. C'è il sole anche se fa sera. Meno male. Addirittura un caro amico DJ di Bologna. Anzi, mi sa che non avete capito: BO*LO*GNA! Si può partire.

"Salve. Siamo i Tiny Tide. Qualcuno penserà che è la mia festa di compleanno. E invece è la festa di compleanno del nostro nuovo EP. Si chiama The WildHeart, è pieno di tastiere e cose strane. Oggi ve lo presentiamo in chiave rock."

Stappiamo un Berlucchi, portato dall'amico fotografo Tomaselli. E parte "The Smiths & The Cure". Dicono che abbia avuto molta più presa che la versione in studio. In realtà mi è partito il volume della chitarra a mille e la cosa mi aveva un po' destabilizzato. I brani dopo sono andati meglio :)



A risentirla da fuori (l'unica canzone di cui ho visto una registrazione) "I Would Say" è venuta molto "Conor Oberst". Alle spalle l'ultimo inconveniente tecnico. Non si sentiva il violino di Manuel.

Piccolo tributo a Jako, morto proprio il giorno in cui presentavamo l'EP, introdotto da una battuta su un'altro psicopatico rimodellato dalle plastiche che non ha fortunatamente colto nessuno sugli assoli "Beat It" di Dendrix. Parte "Man in The Mirror", pausa, "Yuriko has come to town". Non so a chi dei vecchi fedeli che a casa hanno una copia di "Feel the Blank" abbia emozionato risentire dal vivo un brano del 1998 mai eseguito dal vivo (non avevo neppure una band). Per quanto mi riguarda è un piacere suonarla, e con il tocco di Manuel e i ragazzi ha perfino assunto delle connotazioni molto Blur. Mic ha tirato fuori una parte di batteria incredibile per l'inciso di questo pezzo. Ma se l'è dimenticata, quindi la sentirete la prossima volta (mercoledì all'Ex-Macello, tipo). Tutto rego sui classiconi, "February" e "Tiny Trains", mentre mi sono divertito molto nella mia pantomima Bowiniana su "Needful Things", dato che non suonavo la chitarra e avevo le mani libere. A mio avviso questa nuova versione fa molto versione beat di "Alice Cooper".


Finalone con "Road to Fairies" (con la coda strumentale suonata in arpeggio da sdraiato mentre Dendrix sfavillava note degne di Prince in Purple Rain) e l'apprezzatissima "Do Mean It's A Mess" (chi ancora penserà che sia sano di mente dopo un'introduzione che parlava di appostamenti sotto il parcheggio del Diagonal e bombe atomiche?), con un piccolo tributo ai Cardigans.

Che dovesse scattare il bis non era una sorpresa: la gente ci aveva già minacciato di morte da settimane nel caso non avessimo fatto "Girls from Ronta". Quello che non mi aspettavo era l'incredibile risposta che ha avuto il brano, come non mai. E' bastato l'attacco di chitarra perchè la gente cominciasse a battere le mani. Mi sono scatenato. Ho intinto le mani nella coca cola ai miei piedi tirandomi tutti i capelli all'indietro e liberandomi degli occhiali, che considerando i salti che ho fatto attorno al microfono è un miracolo che siano scampati illesi. Interminabile. Ogni volta che finiva la riattaccavamo con qualche variazione. Mi sono divertito molto!


Quello che non mi aspettavo è che la gente... chiedesse un altro bis! Cavo della chitarra ormai irrimediabilmente aggomitolato con quello del microfono, microfono pericolosamente in bilico sull'asta, ho rinunciato allo strumento dopo pochi accordi per lasciare suonare "The Psychopath At The Club" i Tiny. Senza occhiali, bagnato, con i cavi scombinati, non ho minimamente preso in considerazione chi mi chiedeva di suonare un'altra canzone!

La festa è proseguita grazie alla meravigliosa disponibilità dei ragazzi del Diagonal e la buona musica degli AirPop, che hanno alternato un indie-pop da antologia a originali e cover di Smiths e Cure. Superlativi, da fare una compilation! Ci hanno fatto rimanere fino a tarda serata, mentre scarabocchiavo cazzate d'autore su fogli strappati di un vecchio RollingStone. Porlock, che è più pazzo di me, ha addirittura cominciato a collezionarli. Speriamo che siano solo i primi di una lunga serie. Ma anche no.

Infine, visto che come avrete capito questo post manca completamente di oggettività, vi lascio con la trascrizione di alcuni SMS che mi sono giunti sul telefonino

"Ti cadono gli occhiali! E' ora di passare alle lenti a contatto"

"Do Mean It's A Mess è quasi Style Council. Dovresti tirare fuori la tua voce alla Paul Weller"

"Nel finale di Ronta potresti mordere le corde della chitarra di Denrdix come Bowie faceva con Ronson"
"Con quel bottiglione di Berlucchi sembrava avessi vinto il Gran Premio"


mercoledì, giugno 24

Scrambled Eggs 2.0

Quel santo di Andrè Brorsson di "Stars In Coma", si è preso la briga di dare una mano in mixing e editing del primo album dei "Tiny Tide". Visto che ci saranno alcune collaborazioni all'interno dell'album, siamo partiti proprio da "Scrambled Eggs", un mio brano risuonato a 4 mani (a dire il vero ci sono anche Porlock al piano e Manuel al Violino).

In 4 e 4/8 Andrè, servendosi di sola voce e batteria (comunque riprogrammata), ha inciso un incredibile basso, chitarra e tastiera. Porlock e Manuel hanno contribuito con le loro solite scale armoniche discendenti e tappeti di violino... fino a quando il computer di Andrè ha deciso di crashare! Quindi stiamo rifacendo tutto da zero. Nel frattempo ecco come potrebbe essere stata...

... Tiny Tide + Stars In Coma - "Scrambled Eggs 2.0"

QUESTA E' L'OPERA DI UN GENIO

martedì, giugno 23

ARIEL 1 : ANILMALS 0



Commenti sul concerto di Ariel Pink? SEMPLICEMENTE GRANDIOSO. La cosa ancora più spettacolare di vederlo chiudersi in bagno per cantare due canzoni mentre la band proseguivca è stata vedere lo Zuni veramente pieno di gente che è rimasta fino alla fine, non solo per vedere se tornava fuori dal cesso, e che si è ritrovata anche a ballare su canzoni che, contro ogni calcolo di probabilità fisicoquantistica, non aveva mai ascoltato in vita sua. L'altro aspetto sbalorditivo è stato come la band - un'accozzaglia etno-freak veramente figa, capace e variegata - sia riuscita a riprodurre dal vivo un sound che pensavo si potesse soltanto percepire da sovraincisioni mono da un registratore portatile all'altro attaccato a chours, wah-wah e delay suonato dalla finestra di una casa all'altra, con una voce persa in mezzo a echo infinite sempre al pelo della superficie di bolle sonore omogenee e puntuali quanto stranianti ed evanescenti. In una parola: pazzesco.

Ho scritto due righe in pseudo Inglese qui.

Ariel Pink - Live in Italy Pics

Ariel Pink - Live Clips Pt.1

Ariel Pink - Live Clips Pt.2

Ariel Pink - Live Clips Pt.3

Ariel Pink - “Howling At The Moon”

Ariel Pink - The whole live recording (Matt Share’s courtesy)


domenica, giugno 21

AAA


Non ce l'ho fatta a resistere.
La prima parte della melodia l'avevo in mente da tempo. Facevo alcuni pasticci con la chitarra l'altro giorno quando sono arrivato a quella che attualmente e' la seconda parte della melodia, e ho provato quindi a legare le due cose assieme.

L'ho fatta sentire al mio teacher di chitarra per avere un'opinione, e chiedere se e come potevano legare, trovando che in realta' il gioco era gia' fatto. Si'. Ma ora che l'avevo fatta sentire... dovevo assolutamente registararla. Almeno una veloce demo acustica!

Ed eccola qua :)

Il brano parla di persone abbandonate in mezzo alla campagna assolata, in attesa che qualcuno venga a riparare tutto ciò che gli serve per farle ripartire. Almeno credo.

Ecco il testo.

giovedì, giugno 18

Non c'è due senza Vague



Premessa. Ne parlavamo l'altro giorno in macchina diretti per Carpi. Tra i numerosi concerti che ho visto ricordo quello del progetto-cover (oddio, che riduttivo chiamarlo così!) "Nouvelle Vague" come quello più inaspettatamente coinvolgente, ispirato e abrasivo a cui abbia mai assistito (ecco qui un vecchio resoconto). Per quanto riguarda gli album, chi per puro caso non ne fosse a conoscenza, vi basti sapere che il progetto di traghettare con un'operazione fainamente nostalgica i brani New Wave in sofisticate fighetterie bossaindie (che non è un nuovo asse provincial-nazionalista) nasce da un'idea di Marc Collin e Olivier Libaux, che alternanoalla re-interpretazione dei brani una stuola di cantanti neanche fossero un ritrovo di Signori del Tempo venuti da Gallifrey (Doctor Who, tipo)

E' uscito da poco il terzo album, dal significativo titolo... 3!

D'accordo sulla mancanza totale di un fattore sorpresa già a partire dal titolo (unica novità, gli ospiti di rilievo come Martin Gore e Ian McCulloch, a testimoniare che un po' di centimetri di distanza dalla nicchia il progetto deve esserseli guadagnati), ma non capisco come alcune persone si possano essere stentite deluse da una pletora di brani così finemente scelti e arrangiati. Sarebbe come pretendere dai "Daysleepers" di mettersi forzatamente a incidere i propri brani in un garage assieme ai "Mika Miko"!

"Master & Servant" dei Depeche Mode gigioneggia con un blus da farwest tanto altalenante e polveroso da poterci canticchiare sopra tranquillamente "Personal Jesus". Non avrebbe sfigurato affatto in un album dei Catatonia!

In "Blister in the sun", un brano abusatissimo che ha francamente sfracellato i maroni, si scopre la spensieratezza di Beck che va a trovare in Giappone i Pizzicato 5 per un pic-nic a base diokonomiyaki e omini di marzapane disegnati male.

"Road To Nowhere" che sembra rifatta dagli Annie Hall appesa con due ceppetti alle linee più terse di azzurrissimi orizzonti country (non ci sarebbe stato mica male un duetto con Nina Persson, che si sbaglia e parte con "The Sound of Silence") e l'irresistibile "The American" in un irrefrenabile spirale di gioia compulsiva ad avvitarsi attorno al ritornello. Dicamolo: l'originale fa proprio cacare, qui si sente il tocco di Cotello, The Warner Years!

"Heaven" dei Psychedelic Furs è uno dei brani della mia top-ten personale di sempre, dignitosissima, e sicuramente meglio di Paul Young che rifà "Love will tear us apart".

"Parade" e "All My Colours" stracciano un po' le palle, ma i brani originali non aiutano.

La skatenata "Ca Plane Pour Moi" sembra voler strappare il riff direttamente dalle mani di Super Mario, omaggio graditissimo al
Plastic Bertrand finito direttamente sulla mia ultima cassettina mista. "Our Lips Are Sealed" degna di una relase nipponica ("Such a beautiful girl like you") dei "Black Box Recorder" (penso a "The art of driving"), ma c'è anche un pizzico del Bowie più swingamericano. Uno dei brani più riusciti dell'album.

Divertente infine vedere quanto fingerpicking e precisione chitarristica e vocale sono stati profusi nel totale ribaltamento di "God Save The Queen", originariamente sguaiato e caotico, ora VERO sberleffo alla beatlesiana "Her Majesty", non scevro di una sorta di materna commiserazione nei confronti del movimento Punk e i suoi fallimenti.

"Say Hello Wave Goodbye" sorprende ma delude, mentre "So Lonely" risulta sgraditamente disorientante, ma forse due o tre acuti latrati da Bono e un cut and paste del giro di "Where The Street Have No Name" avrebbero cambiato la situazione.

Nouvelle Vogue 3, come il numero di tracce da skippare. Negli anni ottanta sarebbe stato un primato. Direi che è un successone anche nell'epoca del copia e incolla.


Nouvelle Vague - "Road to Nowhere"

lunedì, giugno 15

Bands Come And Go




Ogni volta che li vedo (I Le Man Avec Les Lunettes) è sempre un piacere. Sia perchè rivedo degli amici (e questa volta la MyHoneyBand era tutta al completo) sia perchè ogni volta che partono le loro meravigliose canzoni la giornata non può fare a meno di diventare LA giornata, e trasformarsi istantaneamente nel ricordo di attimi divertenti e gioiosi da conservare gelosamente.

E fù così che un barcollante dopatissimo Alessandro SkolPaddy (mi sono perso sia i suoi capelli nuovi fiammanti alla Akkuma che gli occhialoni geek di Fabbbio) è riuscito a mantenere l'equilibrio sul palco fino alla fine, dando fondo a tutta la bisaccia di battute da palco che aveva a disposizione (ha bruciato il budget di una stagione) e rompendo corde a mambassa per ottenere prontamente chitarre elettriche nuove fiammanti neanche avesse parcheggiato il camion di Gilmour vicino al Mattatoio. Il Matta! E' sempre un piacere andare in un posto magico dove le selezioni musicali si mantengono sempre al TOP e i camerieri riescono a ridere delle tue battute cretine!

Insomma: veramente gran bella giornata, degno seguito del compleanno di Valbo al Diago, dove tra più di 50 persone che avevano dato fondo a tutti i fusti di birra portati dal festeggiato e Marconi a grigliare che sembrava la versione Sanrio di Belzebù dietro le fiamme dell'inferno, solo io e Nice Person ballavamo (dai... ciondolavamo, via) davanti al Robbie Diggei, che cercava (e ci riusciva) di tener testa ad uno strepitoso ed adeguatamente etilico Mr. Bandini, che gli aveva soffiato da sotto il naso tutti i pezzi migliori dimenticando per un attimo di che Sarah Record era fatto!.

Ancora insomma: bel weekend. Vi lascio con foto e filmati.

Foto Lunetti | Lunetti Live Clip 1 | Lunetti Live Clip 2 | Lunetti Live Clip 3

giovedì, giugno 11

Tiny Shirts

Quasi un sogno, vero? Almeno per me. Non ci credevo le avremmo fatte. Ma visto che Zio Mattioli voleva indossarla a Indie Tracks....


... ora ci vuole una tesimonial :)

mercoledì, giugno 10

Ephebia Survivor


"And these children that you spit on as they try to change their worlds"

Se saltuariamente scrivo delle minchiate a sfondo idiosincrasticamente musicalrecensionistico su questo blog e altrove, è merito in particolare di un'amica, che mi ha "tra virgolette" raccolto in un momento per me difficile e ha creduto in me, facendomi esordire come redattore e intervistatore (arrivando anche ad intervistare Emiliana Torrini e i Cardigans) sulla sua rivista elettronica, che a sua volta faceva capo ad un'associazione culturale. Entrambe si chiamavano "Ephebia", aveva sede a Terni, e accoglieva anche un festival a cui avrei sempre voluto partecipare, ma che non ho mai avuto modo di visitare. L'"Ephebia Festival", per l'appunto, baluardo di musica indie nei bochi nel centro dello stivalone. Altro che Emmaboda! Un anno contribuii perfino ad ingaggiare gli allora esordienti "Billie The Vision & The Dancer", justo per mettere in chiaro quanto sia sempre stata lungimirante e affidabile scelta dei gruppi e organizzazione, che è stata sempre encomiata per gentilezza e cordialità.

Gli anni passano. I destini si incrociano. Con "Summer Cat", una canzone proprio di quei tempi del loro passaggio ad Ephebia, I "Succhini" (come chiamo io i Billie) riescono a trovare credito per i loro meriti da cuori squattrinati e picareschi, grazie ad una pubblicità spagnola che punta tutto sull'immagine solare, ribelle e scanzonata del gruppo.



"Ephebia" invece... viene chiusa! Così, all'improvviso, a quanto pare da una giunta che ha garantito disponibilità e fondi fino a prima le elezioni ed ora tira la marcia indietro, proprio quando il baraccone del cirdo dell'indie-roll era stato attivato un'altra volta. Ora. So che non siamo davanti ad una problematica degna di Crysler-FIAT e probabilmente la nostra voce conterà come uno sputo. Ma un po' di saliva in faccia non la vogliamo fare arrivare a chi prende in giro proprio quei giovani in fascia sufficientemente adeguata per votare?

FIRMATE! FIRMATE! FIRMATE!
http://www.firmiamo.it/ephebiafestival2009

martedì, giugno 9

Agente 238, rispondi!


Inviato da un'amica francese, che scrive di indie-pop qui.

L'album si chiama "Agent 238", e sarebbe stato carino lasciarlo anche come nome del progetto, diretto e suonato da Alexander Faem coadiuvato dalle voci sensuali di Clara Enghoff, Emmanuel Delacroy e Julie Fourner.

Perchè "Agent 238" è strepitoso? Semplicemente perchè i brani riescono a rimanere orecchiabili invitando ad ascolti ripetuti pur lasciando spazio ad unitarietà concettuale e ricerca. Violini, strumenti anomali, sintetizzatori che arrivano e scompaiono doppiando pianoforti, repentini cambi di intenzione melodica da scarni equilibri sospesi al delicato pop d'autore nel quale la Francia è sempre parsa rimanre maggiormente a suo agio rispetto ad un mondo preso a rincorrere le forsennate schitarrate americane. Eppure "Everest", cantata in Inglese, è tremendamente POP, e potrebbe rimanere benissimo sospesa tra Cardigans e Blur tra violini degni delle produzioni dei Sophia e clavicembali che ricordano un po' anche is Semble. Suoni. Produzioni. Sticazzi. Un disco assolutamente indipendente che potrebbe tranquillamente passare per l'album indie dell'anno, se non fosse per l'astio delle fascie indie-snob meno estremiste troppo avezze all'anglofonia.

L'indagine sull'Agente 238, misteriosamente scopmarso e non ancora rintracciato, si muove attraverso conversazioni segrete che ci riappacificano col buio della notte, per arrivare - tramite meravigliosi sprazzi pop tra rumori di fondo e dialoghi meravigliosamente televisivi - a guidarci con trasporto da Mogadiscio all'Everest nella necessaria identificazione del male.




Alexander Faem - "Fondu au noir"

domenica, giugno 7

IT'S A LOL WORLD

Oggi ne è successa veramente una stratosferica.

Tra i miei contatti SVIP, c'è una ragazza che abita al di là dell'oceano. Essendo SVIP è soggetta sempre a diverse sollecitate rotture di cazzo di gente che le stressa l'anima per qualsiasi cosa. In più il tempo che può concedere a questi spiragli di comunicazione multimediale da cui ci si può infilare qualsiasi zanzara, sono veramente molto ridotti.

Le conversazioni non si sono quindi mai protratte per poco più di qualche scambio di link o segnalazione, o qualche casuale convenvevole. Oggi, a seguito di un suo viaggio in Asia, il seguente dialogo, che trascrivo in Italiano per i non Albiofoni.

- Scusa Marco. Ma tu in Italia esattamente dove sei?
- Centro Nord. Dalle parti del mare.
- Sì ma, più precisamente?
- ... tra Rimini e Bologna.
- Ma nome della città?
- Sicuramente non la conosci. E' molto piccola. Cesena
- CESENA? Io ci sono stata diverse volte a Cesena.
- ... NO... QUESTA COSA E' ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE
- No no. Il mio ragazzo era Italiano, e studiava a Psicologia.
- Guarda. Ora ti dirò due cose, e forse non ci crederai. Uno: il mio chitarrista STUDIA a psicologia. Due: se allungo una mano dalla finestra con la macchina fotografica sono in grado di fotografarti un'aula...

E da qui siamo finiti a parlare per un quarto d'ora di vecchie storie di storie vecchie e sentimenti marciti nel marciume sentimentale.

Proprio ieri guardavo questo



I casi della vita.

sabato, giugno 6

The Smiths & The Cure & The Tiny & The Tide

Alcuni si sono chiesti perchè questi giorni non sia stato molto presente. Beh. Lasciamo rispondere alle immagini :)





La canzone è "The Smiths & The Cure", tratta dal nuovo EP dei Tiny Tide "The WildHeart EP". Check it out :)

lunedì, giugno 1

The Pain of Being a Fan Boy


Io quando vedo concerti di gente che mi piace sto veramente male, specialmente se la malattia cresce nel tempo, dopo un lungo periodo di gestazione, e se attorno all'evento c'è una tabula rasa di eventi in grado di incendiarmi veramente il cuore oltre che solleticarmi le orecchie. "The Pain Of Being Pure At Heart", band di punta della Cloudberry, scoperta anni fa da Roque, e ora pupillo internazionale per la gioia di Fortuna Pop, hanno veramente entusiasmato tutti quanti un un Hana-Bi decisamente gremito (non oso immaginare che chaos ci sarebbe stato se fosse stato bel tempo, mi ritengo egoisticamente soddisfatto) e entusiasta.

A fare traboccare il vaso della mia paranoia il soundcheck fatto dalla band mentre mi stavo avventando sulla grigliata al tavolo con Accento Svedese & Friends. CAZZO! Non solo sembrava che avessero semplicemente schiacciato "Play" su "This love is Fucking Right!"... ma il suono, oltre ad essere precisissimo e molto compatto, era perfino MIGLIORE da come esce nell'album, meno shoegaze e più pop, senza i volumi distorti e spropositati che mi asettavo, mettendo maggiormente in evidenza la voce di Kurt. Insomma... di essere ancora lì in attesa di pulire il piatto e dover pagare il conto proprio non la potevo... digerire! DOVEVO essere in prima fila, e già la gente si stava accalcando sotto la tettoia, dove avrebbero suonato. Non era bene. Sembravo tarantolato!

Il concerto poi me lo sono goduto con gli amici Fagio e Andre degli "Stones of Venice"(Chirs, una doppia data all'Hana-Bi con i Tiny?), il che è stato decisamente una figata, in quanto condividono lo stesso entusiasmo per la musica in generale e questa band in particolare (credici o no Andre, quando ti sei assentato, dopo Helen Love, hanno messo su' "Velocity Girl"!).

Il set dei "The Pain" è stato molto fedele alle aspettative del soundcheck, e avrei potuto rimanere li' ad ascoltarli per il triplo di quanto hanno suonato, prolungando quella sensazione di estatico benessere ed entusiasmo che solo la pop-rock band perfetta è in grado di poterti trasmettere. Lo diceva Roque ("This guy is crazy"): tra i pochi astisti che sono passati da Cloudberry e possono veramente farcela ci sono "Twig" e "The Pain of Being Pure At Heart". L'ho riportato a Kurt, che si è detto veramente sorpreso della risposta che stanno avendo anche in America, visto che NESSUNO suona shoegaze laggiù, o quel tipo di retro-pop svedeseggiante che va tanto in Europa. Eppure gli capita anche di andare a fare date in California e subito dopo trovarsi ospiti in studio a suonare davanti alla televisione. Veramente simpatico e disponibile. Forse si era rotto di stare dietro a vendere magliette e filmare CD, e ogni tanto Peggy gli lanciava qualche occhiataccia mentre lui se la rideva con aria soddisfatta e sognante, come per dire "Lavativo!".

Con le "Vivian Girls", che nel frattempo si erano perse e si sono lanciate in un punkissimo soundcheck volante, il gruppo aveva già suonato da Dicembre a Londra. Boh. E' stato strano. Sicuramente il gruppo avrebbe potuto dare un'impressione un po' diversa e raccogliere maggiori entusiasmi con un po' più di selfconfidence e se avesse suonato di spalla a qualche altra band, ma ieri sera è stato come gettare i "The Dukes of Stratosphear" a suonare dopo i "Beatles", così che il pubblico che aveva invocato invano un bis dei Pain non si è sprecato nell0incitare le ragazzine americane, un po' titubanti e riluttanti mentre lasciavano il palco in attesa di un'incitazione che non c'è stata. Peccato. Forse è stata semplicemente un'alchimia miscelata male (io preferisco la formazione delle Vivian quando si sono tutte scambiate strumento durante la penultima canzone). Fatto sta che i "The Pain" di cuori ne hanno feriti veramente parecchi, e a giudicare da magliette e cd venduti di nuovi fan se ne sono fatti proprio tanti. Sono veramente curioso di vedere dove una band con delle simili potenzialità è in grado di arrivare. Magari tra qualche anno i presenti vedranno un loro passaggio in televisione, torneranno alla mente al concerto di ieri sera, e penseranno:"Che culo averli visti così da vicino quella volta all'Hana-Bi". O magari si confonderanno con i Blur. Chi può dirlo. Noi fan boy della musica indie abbiamo una visione del mondo più distorta di qualsiasi chitarra shoegaze. Dream on.



(come cazzo faceva a suonare con quella luce sparata in faccia?)

Qui alcune foto del concerto

The Pain Of Being Pure At Heart | Clip#1
The Pain Of Being Pure At Heart | Clip#2
Vivian Girls | Clip1
Vivian Girls | Clip2