"Les Fauves" sono un gruppo che non ama le mezze misure. Si fanno amare o odiare. Come le belve selvatiche, con le quali puoi entrare o meno in sintonia, o rischiare di beccarti un morso quando meno te lo aspettavi. Bene. Chiariamo subito che io li adoro.Anzi: assieme ai "Ten Thousand Bees" sono la mia "Brit Oriented Italian Rock Band" preferita, per musicalita', creativita', modo di porsi, intenti. Quello che piu' si avvicina ad una rock band famosa ma non troppo per cui fare il tifo ma con tutte le carte in regola per spaccare i culi, un po' come i "Beck Mongolian Chop Squad" nell'omonima serie televisiva.
I paesaggi che dipingono nelle loro canzoni sono sempre alluncinanti, post-atomici, disinbiti, alieni. Forse non dispiacerebbero a Bowie. All'interno della band il batterista Case, l'ho visto sempre un po' come il piu' comunicativo e aperto nei confronti del pubblico, sempre scherzoso, recettivo e - soprattutto - comprensibile. Una sorta di ambasciatore del "Planet Fauves" insomma, che cerca di andare oltre a quel "Klaatu barada nikto" snocciolato con noncuranza a tempo di un sincopato quattro quarti.
Scambiamo due chiacchiere durante un aperitivo. Loro tornano dal Festival di Venezia. La loro "February Lullabye" appare nel film di Zanasi "Non pensarci". Il pretesto per l'incontro è quello di passarmi una copia per la stampa del loro ultimo lavoro "N.A.L.T.1 - A Fast Introduction". Fa parte di un'ambiziosa triologia sulla decadenza della civilta' umana vista da un'ottica science-fiction. O una roba del genere. Subito mi ricordo di avere letto la notizia attraverso un bollettino, e di avere anche pensato: "Ma quanto è ambiziosa questa band, che e' appena uscita con un'ep e un video alle spalle e gia' crede talmente tanto nel proprio futuro da buttarsi in una triologia. Chissa' se ci sara' mai un volume due!". Insomma: un po' come quando nel 1995 Bowie si quoto' in borsa e, per incentivarsi a produrre, fece quella sparata con "Outside: Vol.1" di aver voluto pubblicare un album all'anno fino al duemila.
E invece l'Ambasciatore di "Planet Fauves", non solo mi spiega che la seconda triologia avra' a che fare con il formaggio e la terza con l'apocalisse (o roba del genere, giusto per rendere l'idea), che la copertina di ogni volume puntera' su un colore diverso (il fantastico disegno del volatile che nutre i suoi piccoli fan è insospettabilmente opera della penna di Pap), ma parla gia' degli album come opere gia' complete e ascoltate decine di volte, facendo riferimenti precisi a brani, preferenze dei medesimi e mood delle opere ("Il secondo e' tiratissimo, spacca veramente").
Dopo avere parlato di gruppi, ascolti e collateralita' varie ed eventuali, non resisto alla tentazione e, una volta nella SeekMobile, ascolto la prima traccia: "Please Please Please". Adoro i gruppi che prestano attenzione ai dettagli, e i Les Fauves partono dai titoli delle canzoni tirando fuori dei veri e propri gioiellini pop e citazionistici. Il basso, elettrico, decadente e malato, potrebbe essere frutto di un connubio fra l'introduzione a "Diamond Dog" se fosse suonata come "One of these days" dei Pink Floyd. Il ritmo e' cadenzato, incerto, straniante. Come il passo traballante di un lento mutante. Fantastico. Uno pensa di mettere su' "Our Dildo Can Change Your Life Pt.2" e ci ritrova Julian Cope a predicare di paesaggi post-atomici. Non solo il brano ci cala in un'aria da mondo perduto in versione sci-fi, ma colpisce per come la band non si sia adagiata sul solito sound, e sia riuscita a spiazzare il suo pubblico. L'eccessiva omogenita' dei brani era forse il difetto piu' palese del lavoro precedente, mentre - avendo gia' ascoltato le scanzonate "Go Go Fava Dancer" e "Twister Twist" - mi e' subito chiaro che con "N.A.L.T." le cose sono cambiate. La band e' riuscita a compiere una piccola gradita mutazione radioattiva. Penetrante e incisiva come uno stiletto arrugginito.
A 0:27 secondi parte il cantato. Narrazione in prima persona. Se il titolo e' un chiaro e gratuito richiamo ai Bealtes, ora la song cambia direzione, e sembra passare da una parodia sinstra e ossessiva di "Memphis, Tennessee" ai R.E.M. di "New Adventures in Hi-Fi". Rispetto al lavoro precedente la voce riesce a spiccare maggiormente sugli strumenti, e i testi sono maggiormente comprensibili.
"Atomic Winter" per ora il mio brano prefito. Ancora una volta la band riesce a staccarsi dagli stereotipi a cui ci aveva abiuato, proponendo una ballad dal gusto retro' che non avrebbe sfigurato fra le cose migliori di Echo & The Bunnymen .
L'ironicissima e stilosa "Novara" è forse l'ob-la-di' ob-la-da' dell'album, con il suo sguardo ironico e tediato sulla vita di provincia (ma Pap dice "Follow Me" o "Forlì"?), e fa seguire a ruota concettualmente l'adrenalitica "No Spaghindie", che e' un fiume in piena di pregiudizi e luoghi comuni sul notro italico e cialtrone stivalone nazionale.
"Freak Riot" e' sospesa fra "The Killers", "Kaiser Chiefs", "Art Brut", i "Beatles", tanto per rimanere su territori sicuri, forse per intento la canzone dei "Les Fauves" piu' vicina a "I'm only sleeping", dove manca la voglia e la forza di raggiungere qualsiasi richiamo che ci riporti alla realta', per quanto fastidioso e insistente possa essere.
"Tom Ponzi! Una volta si sono trovati in un locale Pap e questo tipo a parlare una notte intera su questo tizio che era apparso in televisione negli anni ottanta! E' stato incredibile". Ed ecco "Tom Ponzi's boogie".
Il resto dell'album e' un bombardamento atomico a tappeto che non risparima niente e nessuno, soprattutto le istituzioni, sia sacre (la ballata "The Holy Church") che piu' profane ("Bomb on the SIAE").
L'album si chiude con "The Heroin Melody", tanto per sventolare - tenendolo ben in vista - anche il lenzuolo marcio di quest'ultimo immancabile luogo comune del rock maledetto: la troca, parte del quadro apocalittico dipinto dalle "Belve" in questo album. L'improbabile Waltzer circense dona all'opera un'atmosfera incompiuta, gettando un ponte ideale su "N.A.L.T.2" , quasi ne fosse in realta' il prologo. Non ci rimane che riascoltare daccapo il primo volume tra divertimento, energia e inquietudine. Che cosa riserva il futuro per il "Pianeta F"? L'appagante marciume che ci circonda è un'inevitabile preambolo all'autodistruzione o apparira' dal nulla una forza redentrice come deus ex-machina a riscattare le nostre vite? Scommetto che se redenzione sara', sara' pronta a gettarci in uno scenario ancora piu' roccambolesco e imprevedibilmente stralunato.
Sempre e comunque senza mezze misure.
E invece l'Ambasciatore di "Planet Fauves", non solo mi spiega che la seconda triologia avra' a che fare con il formaggio e la terza con l'apocalisse (o roba del genere, giusto per rendere l'idea), che la copertina di ogni volume puntera' su un colore diverso (il fantastico disegno del volatile che nutre i suoi piccoli fan è insospettabilmente opera della penna di Pap), ma parla gia' degli album come opere gia' complete e ascoltate decine di volte, facendo riferimenti precisi a brani, preferenze dei medesimi e mood delle opere ("Il secondo e' tiratissimo, spacca veramente").
Dopo avere parlato di gruppi, ascolti e collateralita' varie ed eventuali, non resisto alla tentazione e, una volta nella SeekMobile, ascolto la prima traccia: "Please Please Please". Adoro i gruppi che prestano attenzione ai dettagli, e i Les Fauves partono dai titoli delle canzoni tirando fuori dei veri e propri gioiellini pop e citazionistici. Il basso, elettrico, decadente e malato, potrebbe essere frutto di un connubio fra l'introduzione a "Diamond Dog" se fosse suonata come "One of these days" dei Pink Floyd. Il ritmo e' cadenzato, incerto, straniante. Come il passo traballante di un lento mutante. Fantastico. Uno pensa di mettere su' "Our Dildo Can Change Your Life Pt.2" e ci ritrova Julian Cope a predicare di paesaggi post-atomici. Non solo il brano ci cala in un'aria da mondo perduto in versione sci-fi, ma colpisce per come la band non si sia adagiata sul solito sound, e sia riuscita a spiazzare il suo pubblico. L'eccessiva omogenita' dei brani era forse il difetto piu' palese del lavoro precedente, mentre - avendo gia' ascoltato le scanzonate "Go Go Fava Dancer" e "Twister Twist" - mi e' subito chiaro che con "N.A.L.T." le cose sono cambiate. La band e' riuscita a compiere una piccola gradita mutazione radioattiva. Penetrante e incisiva come uno stiletto arrugginito.
A 0:27 secondi parte il cantato. Narrazione in prima persona. Se il titolo e' un chiaro e gratuito richiamo ai Bealtes, ora la song cambia direzione, e sembra passare da una parodia sinstra e ossessiva di "Memphis, Tennessee" ai R.E.M. di "New Adventures in Hi-Fi". Rispetto al lavoro precedente la voce riesce a spiccare maggiormente sugli strumenti, e i testi sono maggiormente comprensibili.
"Atomic Winter" per ora il mio brano prefito. Ancora una volta la band riesce a staccarsi dagli stereotipi a cui ci aveva abiuato, proponendo una ballad dal gusto retro' che non avrebbe sfigurato fra le cose migliori di Echo & The Bunnymen .
L'ironicissima e stilosa "Novara" è forse l'ob-la-di' ob-la-da' dell'album, con il suo sguardo ironico e tediato sulla vita di provincia (ma Pap dice "Follow Me" o "Forlì"?), e fa seguire a ruota concettualmente l'adrenalitica "No Spaghindie", che e' un fiume in piena di pregiudizi e luoghi comuni sul notro italico e cialtrone stivalone nazionale.
"Freak Riot" e' sospesa fra "The Killers", "Kaiser Chiefs", "Art Brut", i "Beatles", tanto per rimanere su territori sicuri, forse per intento la canzone dei "Les Fauves" piu' vicina a "I'm only sleeping", dove manca la voglia e la forza di raggiungere qualsiasi richiamo che ci riporti alla realta', per quanto fastidioso e insistente possa essere.
"Tom Ponzi! Una volta si sono trovati in un locale Pap e questo tipo a parlare una notte intera su questo tizio che era apparso in televisione negli anni ottanta! E' stato incredibile". Ed ecco "Tom Ponzi's boogie".
Il resto dell'album e' un bombardamento atomico a tappeto che non risparima niente e nessuno, soprattutto le istituzioni, sia sacre (la ballata "The Holy Church") che piu' profane ("Bomb on the SIAE").
L'album si chiude con "The Heroin Melody", tanto per sventolare - tenendolo ben in vista - anche il lenzuolo marcio di quest'ultimo immancabile luogo comune del rock maledetto: la troca, parte del quadro apocalittico dipinto dalle "Belve" in questo album. L'improbabile Waltzer circense dona all'opera un'atmosfera incompiuta, gettando un ponte ideale su "N.A.L.T.2" , quasi ne fosse in realta' il prologo. Non ci rimane che riascoltare daccapo il primo volume tra divertimento, energia e inquietudine. Che cosa riserva il futuro per il "Pianeta F"? L'appagante marciume che ci circonda è un'inevitabile preambolo all'autodistruzione o apparira' dal nulla una forza redentrice come deus ex-machina a riscattare le nostre vite? Scommetto che se redenzione sara', sara' pronta a gettarci in uno scenario ancora piu' roccambolesco e imprevedibilmente stralunato.
Sempre e comunque senza mezze misure.
11 commenti:
Bella rece! mi hai fatto venire voglia di ascoltarli. ;)
Senza regole, come dicevano gli Articolo 31 nel 1999. :D
Tuttavia riescono sempre a mantenere una loro forte identita'.
Gli Articolo 31 no. Sono bolliti. :D
Mai sopportati. Mi riferivo alle Fave :)
che bella copertina
;)
Vero? Anche concettualmente. E' opera del cantante. Ad ogni volume vogliono puntare su un colore diverso.
visto che domani sera li vado a vedere(anche se li conosco poco) ho detto fammi vedè un po il zondino che ne dice al riguardo...
bèh li andrò a vedere di sicuro visto che 4 pezzi che ho me gustano parecchio! :)
Dono dei miti! La mia "rock band italiana che canta in inglese" preferita assieme ai "Ten Thousand Bee", che sono un po' piu' soft.
Il 7 Dicembre apriamo un loro concerto
azz good! mi fa piacere...cmq domani sera loro sono a roma, anch'io sarò nella capitale, se gli amici non mi solano credo che andrò a vederli ;)
Eh! E sara' niente rispetto a quando apriremo i Santa Dog! XD
A parte gli scherzi... non sai che orgoglio mangiare la piadina, hem, suonare con i propri miti! (e che scagazzo)
In pratica questo mese abbiamo provato per diventare acustici, poi avremo la svolta elettrica, e quindi quella Dreampop. Praticamente le puttane del rock! XD XD XD
Fammi sapere se ti sono piaciuti!
Posta un commento