La prima impressione che ho avuto quando sono capitato al Lego è stata quella di essermi teletrasportato nel cuore della centrale operativa della nasa. Porlock aveva appena visto un rockumentary su Robert Fripp, e mi ha assicurato che lui usava meno pedaliere. Fosse stato solo per pedaline ed effettiere poi. Il piccolo palco del club cesenate sembrava la versione gigante di un orologio a cucku. Pony di pezza, macchinette a molla carnevalesche, pistole laser modificate, di ogne.
Il concerto era quello degli "Spacepony". Ho conosciuto Stefano Felcini - o un suo clone decisamente al di fuori delle righe - al Covo Club, in occasione del concerto di Euros Childs, ed è stato cosi' gentile di dedicarmi un piccolo "Help Me Ronta" in coda alla loro Flammeggiante "Oh My Head". (Finiva sempre in Sol)
Che dire. Bello il concerto. Decisamente piu' pratico ed economico che partecipare ad un live set di Wayne Coyne e soci, con la garanzia dello stesso effetto straniante e un gusto melodico sospeso fra pop e psicadelia, molto in linea con quello della band di Yoshimi. Forse unica nota stonata all'inerno dei brani proposti (fantastica la cover di Nikka Costa come bis) il brano parodistico di "Paradise" (Una sorta di clone di Laguna Blu), che devia troppo dal resto e mi e' sembrato un momento di caduta dalla ricercata artisticita' della band.
Mi aspettavo qualcosa di piu' incisivo a livello di mood dei membri della band, ma sapendo che rischi correvo sono stato decisamente piu' sollevato nel vederli impegnati con ligia professionalita' ad inseguire puntuali il rituale de "ballo delle pedaline" e cercare di rimanere sincronizzati con i favolosi montaggi video, presumo montati da loro artigianalmente.
How does it feel to be spaced? I Ravennati Pony ne sanno qualcosa.
4 commenti:
Interessanti. Anche solo per la cover di Nikka Costa. Io me la ricordo bambina a Domenica In, sentire un gruppo che fa una sua cover sarebbe un po' come tornare bambino. :D
Era un po' come sentire i Flaming Lips vedere fare la cover di "Can't get you out of my head". Forse ti saresti sentito un bambino, ma nello spazio e senza tuta protettiva.
Can't get you out of my head è un pezzo da panico, tra l'altro.
Nella versione dei Flaming Lips lo diventa nel vero senso della parola, avvicinandosi al canto disperato di un folle chiuso in una clinica psichiatra imbottito di psicofarmaci.
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