lunedì, luglio 7

Who Can It Be Now?

“What’s important, what’s really important, is enjoying every day you have above the ground and trying to be as creative as you can. And in that is where I find the joy"

Ci sono dei dischi che negli anni ottanta non ho mai ascoltato. E non so se e' un peccato o potevo tranquillamente sopravvivere senza. Tra questi dischi scoperti solo recentemente, grazie a Stefano degli SpacePony, che ha associato una versione acustica di Tiny Trains ai loro, ci sono i Man at Works. Ero l'unico ad averli rimossi? Eppura bastano alcune note della raggeggiante (il raggae era IL FUTURO!!) dell'intimanilliano "Down under" e l'eitissimo ("molto anni ottanta") intro di sassofono di "Who can it be now" per riportarli subito alla mente. "Who can It be now?". Insomma... Colin Hay: chi era costui? Forse un prozio di qualche famoso DJ?


Sicuramente il ragazzo ha ritrovato parzialmente un po' di popolarita' grazie alla colonna sonora di "Garden State" e "Scrubs" (per la serie: la mafia conta). Ma c'è stato un tempo in cui i M@W venivano ricordati non solo per i loro video bizzarri e irriverenti, ma per essere stata la prima band australiana ad aver vinto un grammy award e a sfondare le scatole delle charts inglesi e amerigane.

A parte cose talmente pacchiane da rasentare il buzzurro, comunque molto piacevoli, i M@W sono stati capaci di uscire fuori anche con rare peeerle quali "Still Life", a meta' tra Marillion e Police.

Ora, la prossima volta che vi recate in autostrada, guardate quel cartello con solennità e maggiore rispetto. Se avete un po' di culo nella prossima piazzola di sosta potrebbero proprio esserci loro, proprio come annunciato dalla insegna elettronica:"MEN AT WORKS"

Attendendo una cover degli Weezer, a noi piace dimenticarceli cosi':

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