sabato, settembre 20

SeaBear Man!

E noi a menarcela.

"Sono meglio gli SeaBear"

"Dovevano aprire loro"

"Dovevano avere uno spettacolo da soli"

Poi i primi sospetti alla "maglietta unificata" Borko+SeaBear.




Un rapido cambio di formazione della "band-transofrmer" venuta dall'Islanda (ma quante persone vuoi che ci siano in Islanda per formare cosi' tante band?), il cantante-orso ruota su se stesso scusandosi da dietro gli spessi occhiali glaciali di poter fare solo 3 pezzi perche' manca il batterista dei Borko, che ha preferito rimanere in patria a suonare Jazz, si trasforma a sua volta in batteraio dalle callose mani palmate, fortunatamente la bella violinsta rimane la bella violista, appare l'uomo-tattoo nella veste di cantante sebastiano e una accademica tasteraia, il trombettaro controlla con qualche colpo di mano che il precario ambarada' che tiene su amplificatori e strumenti non esploda, la band cambia etichetta ed ecco i Seabear!




Coooome mi sono sentito idiota :D

Bello spettacolo. Le due band sono ancora un po' imprecise e a volte si lasciano andare a strade decisamente battute e lise, ma penso che abbiano ancora molto da dire, sicuramente un cuore e rimangano una valida alternativa al sabato sera islandese rispetto ad andare a piantare alberi nei boschi di notte.

Il turno poi di "A Classic Education" da Bologna, per cui avevo perso interesse dagli esordi, contento invece di avere avuto la possibilita' di sentire ancora una band che piu' che al cuore invece pensa allo stile, ma che ha affinato paurosamente i suoni e si e' - fortunatamente - accostata molto di piu' a sonorita' yuppie-pop.



L'Officina? A giudicare dalla fiumanda di persone tra cui ho navigato tra fuori e dentro le pareti del locale direi che mantiene il primato di luogo di maggior di richiamo dell'inverno di provincia. E dire che per un attimo ne avevamo dubitato!

Qui un po' di foto.

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