sabato, ottobre 25
Dream Pop Party In Cesuola
Eravamo pochi a vedere i Cranes (inaspettatamente Bando e Gaia tra questi. Seek un fedele da sempre).
Un peccato. I Cranes hanno veramente scritto un pagina della musica, nello specifico in una nicchia ritagliata tra Goth e Dream Pop. Bertaccini lo sapeva, e infatti metteva dischi in pre e post serata guidato dall'istinto della percezioine si suoni, ricordi, situazioni.
Scambio due parole con un tipo grosso dietro al bancone di magliette e cd.
Ad un certo punto gli faccio:"Ma suoni nella band?"
"No", mi sento rispondere, "... ma loro si'".
Scambiamo due chiacchiere con Ben Baxter e il tatuatissimo Jon Calendar.
Amano la scena indie, ma non hanno il tempo di seguirla, suonando parecchio, l'Italia è ok, concordano nel dire che Ian McCulloch e' un cretino con gli occhiali da sole perennemente stampati in faccia e due ragazzine sottobraccio, ma che spacca ancora i culi, il gruppo preferito del momento gli Elbow.
Inizia il concerto. Alison Shaw non sembra invecchiata per nulla. Come sempre felice di usare il palco come il suo giardino personale per giocarci un po', spesso sorridente, maglietta vedo non vedo vedo e pettinatura quasi decente la rendono anche quasi piu' carina. La voce è quella di sempre, con i tappeti sonori plasticosi e stuccosamente perfetti del coraggioso Paul Smith, ricalcati come da copione senza mai azzardare un ritornello per cogliere il meglio di una voce, quella di Alison, che piu' che di Britannia sa di Giappone, per alcuni tratti molto simile a quella di Chara.
L'armamentario che la band si porta appresso è forse cio' che convince di meno. Tencicamente maniacalmente preparati, i suoni appaiono filtratissimi da impianti che non sparano eccessiva potenza e stack impilati come grattacieli. La batteria era l'apice del futurismo. Sarebbe piaciuta molto a Case.
Tuttavia i Cranes li ho preferiti dal vivo. Mi sono sembrati una band piu' umana, e non un file midi con un bellissimo cantato sopra. Il meglio l'hanno dato al terzo bis, con un brano finalmente rocckeggiante (non si e' esattamente capito perche' Alison si sia appesa al collo la chitarra elettrica se poi non l'ha suonata, ma forse il segreto era quello) e una meravigliosa chiusura acustica.
Rimangono le sensazioni di un qualcosa di speciale appicicate addosso durante la serata. Peccato che a condividerle fossimo veramente in pochi. Forse un evento del genere avrebbe meritato piu' promozione.
Ringrazio Matt Share, a cui ho rubato il video :)
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