sabato, dicembre 27

This Charming Band


Non è che gli Smiths, fino a 3 anni fa mi facessero schifo. Semplicemente li ritenevo musicalmente inferiori rispetto a tante altre band, e non riuscivo veramente a capire tutti quelli che li idolatravano. Poi passi attraverso il Covo, il Diagonal, gli amici indissimi, la breccia si apre, e cominci a capire che qualcosa di prezioso c'è veramente. Era solo un sapore diverso a cui non eri abituato, e che non avresti potuto capire se non fossi cresciuto, avessi preso le tue belle batoste, non te ne fregasse veramente poi più tanto del mondo. Gli Smiths: la band dei disperati. Se accantoniamo per un attimo le capacità vocali di uno dei migliori songwriters della musica pop, a cui non si può eccepire nulla nemmeno se decide di cantare le parti dei cori al posto di quella solista e uno dei primi chitarristi virtuosi dell'accompagnamento. Ziggy Morrissey & The Smiths from Johnny Marr.

Cominciano ad accavallarsi i ricordi di serate passate in discoteca, ritrovi casalinghi tra karaoke e video, imitazioni idiote ma spassosissime di Moz da parte di giovani artisti (di strada), compile ascoltante lungo trasferte musicali, arriva il Natale 2008 e sotto l'albero ti ritrovi "The Queen is Dead" e la nuova raccolta a cura di Johnny Marrs, ostracizzata da The Quarry.

"The Queen is dead" dicevamo. Rough Trade, Great Britain, 1986

I ragazzi sono colti, su questo non ci piove. Non capita tutti i giorni di sentire un complesso rock che cita WIlliam Buter Yeats, John Keats, Oscar Wilde, Giovanna d'Arco e l'"Antonio e Cleopatra" di Shakesperare. E Morissey, cantante sopra le righe e liricista di Manchester che a furia di ostentare piuttosto che citare la proria cultura pugnala una band tutt'altro che disprezzabile con attacchi di eccessivo narcisismo. Dalla loro la meraviglia di un gruppo che, in un'Inghilterra degli anni '80 dominata e oppressa da un suono sintetico, trova il coraggio di organizzarsi con lo scarno e classico organico voce-chitarra-basso-batteria.
Non stupisce che gli Smiths siano stati seguitissimi fin dal loro primo esordio del 1984 con devozione della frangia più colta e sensibile degli adolescenti non soltanto Inglesi.

Il gruppo non sfugge a un certo sospetto di esilità e freddezza tutto britannico, ma la presenza di un vocal personalissimo, monumentale e yodelizzante come Morrissey basta a nobilitare il tutto. Non può che attirare consensi il chitarrismo brillante e ricco di arpeggi di Johnny Marr, autore delle musiche e stimato collaboratore di tante star musicali come Keith Richards e Bryan Ferry. Last but not least il bassista Andy Rourke e il batterista Mike Joyce, musicisti misurati e inappuntabili.

Con questa solida formazione gli Smiths veleggiano nei quattro anni della loro esistenza con il vento in poppa, miscelando nelle loro canzoni disagi esistenziali, schizzi satirici degni dei Kinks e veleni politici indirizzati al caro bersaglio di tutti gli artisti britannici degli anni 80: la cara Meggie.

"Hatfull of hollow" e "Meat is murder" sono già lavori notevoli, ma il risultato più alto arriva con questo "The Queen is dead", che colpisce fin dal cupo, sarcastico e tiratissimo brano omonimo, per poi proporre lo spumeggiante gay-rock Cemetery Gates ("A dreaded sunny day /so I meet you at the cemetry gates /Keats and Yeats are on your side") e oò ,elò magliloquente di "I know it's over" e "There is a light that never goes out".

Ma i brani migliori sono la rabbiosa e incalzante "Bigmouth strikes again", che propone un superlativo duetto tra Morrissey e Ann Coates, e l0intensa e dolente "The boy with the thorn in his side". La carriera del gruppo si conclude con l'elaborato "Strangeways, here we come", del 1987.

La recente raccolta, nella sua edizione deluxe, solo in parte riesce a supplire ad una copiosa produzione di singoli non sempre tarsferiti su album. Si narra che Mr. Moz non sia propenso a incrementare le fonti di guadagno sui diritti delle canzoni da parte del batterista che aprì una causa contro il gruppo dopo lo scioglimento.

Ma questa è un'altra storia.

Nessun commento: