domenica, maggio 31

Anticrista

Il buon Paolino chiedeva se avessi già scritto due righe sul nuovo film di Trier. Eccole qua:



Un film che, cinematograficamente, di Trier ha poco se non nella sceneggiatura, le metafore, la musica classica e la divisione in capitoli (Prologo, disperazione, ansia, paura, Epilogo).

Niente più effetto mal di mare da telecamera a mano, regia ricercatissima, scene totalmente esplicite da ogni punto di vista fisico, il film è una catena concentrica di simboli ed eventi che si rinconrrono come contenitori che nascondono al loro interno la medesima verità, in un ordine piramidale di significati che al suo vertice ha: Lars Von Trier è un messaggero di Dio, attraverso il film che è l'oggetto nascosto, ci dà gli strumenti attraverso l'angoscia della pellicola per capire la verità e redimerci dai nostri mali. Il nostro male? Viviamo sotto la menzogna che il mondo sia cattivo. Questa è in realtà una visione della donna, che attraverso il sesso usa l'uomo per renderlo prigioniero nella di lei irrazionalità.

Tutto questo grazie al ricorrente gioco delle parti di "coercizione" (il sesso / la macina / le scarpe rovesciate), "strumento per liberarsi dalla sudditanza" (il terapeuta / la chiave inglese), "l'angoscia rivelatrice" (il corvo / il film stesso), il messia (Charlotte Gainsbourg / Defou (ma ne può esistere solo uno) / Lars Von Trier).

Così eccoci arrivati al messaggio che tanto voleva sentirsi ricamato addosso Trier, come nel finale delle "5 Ostruzioni

"Grazie. Grazie Trier, che con il tuo film ci hai dato gli strumenti per affrontare le nostre paure e capire che non c'è niente di cattivo nel mondo. La natura è buona, ed eravamo schiavi dell'irrazionalità di un essere che per millenni è stato giustamente perseguitato per la sua natura, certo molto poetica e ispirata, ma infantile e totalmente irrazionale, che ha usato il sesso come morsa per tenerci stretti alle sue paure. Grazie, migliore regista del Mondo e messaggero divinamente ispirato. Immolandoti nelle tue sofferenze, superando ogni dolore rendendocene partecipi, hai liberato con la razionalità tutte le donne e uomini del mondo da ogni peccato, facendo di un rogo ogni vanità che ci teneva prigionieri di un Eden Infernale. Non c'era nulla da temere. Se non la paura stessa"

In tutto questo razionalissimo delirio però, Lars, mi sfugge una cosa. Al vertice di questo arguto gioco di accurata analisi e presa di coscienza di ogni sintomo, terapia e cura... chi era il malato che credeva di essere Dio?

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