Che prima o poi avrei visto Paul McCartney dal vivo me lo sarei potuto immaginare. Aspettavo quel momento più o meno dalle medie, e invece non è mai capitato. In quarta superiore ero arrivato a comprare il biglietto. Sarei dovuto partire per roma con Gianpaolo, il chitarrista della cover band con cui suonavo allora (suonavo le tastiere, le mie composizioni le tenevo non troppo nascoste in un cassetto, e per fare le doppie tracce facevo partire un registratore mono mentre cliccavo record sull'altro). Con grande disappunto (non potè andare neanche lui) il giorno dopo avrei avuto un compito in classe di latino, e quindi alla fine fù costretto a rivendere entrambe i biglietti. Le volte successive semplicemente non ho mai trovato nessuno che mi accompagnasse. L'occasione più succolenta quella del "Magical Mistery Bus" organizzato dal mio amico romano (che non sento da un pezzo!) che aveva organizzato una megaspedizione ceh avrebbe attraversato mezza Italia per andare a vedere il baronetto in Svizzera.
Ascoltando Dylan e smodatamente i Beatles, verso la seconda superiore fù inevitabile arrivare ai Byrds. Avevo poche cassette allora, ancormeno originali. La raccolta dei Byrs l'ho letteralmente usurata, lasciandomi ipnotizzare dalle cover di Bob elettriche (dove Roger, il virtuoso del Rickenbacker, ci ha lasciato non so quante corde) e dai miseriosi esperimenti psichedelici delle prove di trasmissione di Space Folk. In poche parole: i Byrds ce li ho nel cuore, nel mio DNA. Eppure non i sarei mai aspettato che un giorno avrei visto una parte consistente della sua anima, Roger McGuinn (hey! Questo 60enne ha un blog!), dal vivo a Faenza. Il cerchio si chiude. Ora posso morire in pace. Amen.
Dò ragione a Bian: "Probabilmente non sono nato per questi tempi". Da cosa lo capisco? Che mentre Pippo canta a memoria tutti i brani dell'ultima indiestar svedese del momento, io mi trovo inconsapevolmente trasportato da una irreferenabile sindrome da karaoke solo quando vado a vedere concerti di gente che ha superato la metà della terza cifra, vedi gli "America".
Dopo un trio di due attempati americani bluesomani ubriachi fradici (il tipo si lamentava del prezzo della birra che veniva TRE EURO, dicendo che neanche a New York cosava così cara) più batteraio Italiano, neanche così male, plana placidamente sullo stage "Un importante uomo americano", come lo presenta la band d'apertura.
Roger non poteva iniziare con una canzone migliore:"My BackPages" di Dylan, dando subito una precisa connotazione alla serata che avrebbe attraversato emozioni da un capo all'altro del mondo portando avanti e indietro la lancetta su influenze melodiche ed emozionali di Roger e il suo gruppo. Roger prosegue con "Mr. Spaceman", e chissà che effetto ha fatto vedere il pubblico 50enne quasi inerme mentre stonavo la seconda voce del brano. Ma al ritornello arriva un'irrefrenabile handclapping, ci scordiamo lo Space e ci lasciamo trasportare dal Folk.
"Tanto tempo fa mi hanno chiesto di scrivere una canzone per un road move con produzione a basso costo...". Parte "Ballad of Easy Ride". Impensabile pensare che ogni brano successivo sarebbe andato a pescare un ricordo o un'emozione più forte della precedente. Invece è stata un'escalation, anche nell'abbozzare per i fan una temporanea liaison con la sua collaborazione con "Tom Petty". Così, dopo "I'll feel a whole lot better", coverizzata nel lato b di "Full Moon Fever", parte inaspettatamente "American Girl".
Brani come "Turn! Turn! Turn!" travalicano qualsiasi dimensione terrena e ultraterrena. Non sono canzoni, sono emanazioni stesse della forza! Un frullato delle sensazioni hippie più malinconiche e buoniste di "Casa Keaton" e DJSet autunnali trasportati dal sentimento più che dalla voglia di fare tendenza.
I Byrds! I Byrds crearono il folk-rock! Mica cazzi! Fu sufficiente una sola canzone "Mr. TAmbourine Man" di Bob Dylan riletta in chiave delicatamente elettrica, e l'infonfondibile Rickenbacker a dodici codre di McGuinn, una sezione ritmica soffice ma pulsante e un morbido gioco di foci memore degli Everley e dei Beatles per imporre una tendenza che avrebbe fatto decine di proseliti e sarebbe riuscita a convincere lo stesso Dylan a "Saltare il fosso".
Più che assistere ad un concerto mi è sembrato di aver fatto karaoke per l'ora di storia. Un piacere avere assistito allo show con Porlock e Stefano degli Spacepony. Aveva portato alcuni vinili da farsi autografare, e l'abbiamo seguito nel backstage. Peccato che la moglie di Jim (Roger) non abbia voluto lasciarlo firmare (saremo stati in 8), lasciandoci invece dei flyer pre autografati, tipo santini. Ci guardiamo con sufficienza, Porlock intasca il suo, io e Ste meditiamo per un attimo se non siano meglio gli ampli abbandonati ad un lato della porta ("lascia perdere, sono dei catorci") e ce ne andiamo a fare un giro in piazza. I Byrds, come tanti gruppi dell'epoca, cercavano di emulare i Beatles in ogni cosa. Evidentemente ci sono riusciti anche nella scelta di compagne di vita dispotiche e narcisiste.
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.1
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.2
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.3
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.4
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.5
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.6
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.7
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.8
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.9
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.10
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.11
Roger McGuinn - Live in Italy 09 Pt.12
12 commenti:
Impeccabile Recensione ma...cosaCosa??? cercano di emulare??? (secondo me)
Il merito e la genuinità Americana dei Byrds e' stato creare/sperimentare/mettersiingioco album dopo album ma a differenza dei beatles non avevano il "quinto byrds" in studio. poi non stiamo parlando dei monkeys.
Cmq ti prometto che appena Pol MeCCarni viene dalle nostre parti (in un raggio di 1000 km) non ce lo lasciamo scappare!
A presto
S
Dai... i capelli a caschetto, coretti, nome sulla batteria, stivaletti, batteria beat, la Gretsch ... La svolta orientale con il sitar... Mmmmm... Grande per Paul :)
è anche vero che la leggenda narra di Roger McGuinn che, dopo aver visto George Harrison con la Rickenbacker 12 corde nel film "A hard day's night", decise di vendere la sua 12 corde acustica per procurarsi lo stesso modello di George.
Fece la stessa cosa più avanti con il Sitar, venendo ridicolizzato dalla stampa dell'epoca...
bella recensione, convengo con Ste che i Byrds si rifanno stilisticamente molto poco ai Beatles. Del resto creano e sviluppano il loro folk elettrificato rileggendo la tradizione folk americana ... sono più Dylan che Beatles.
i Beatles invece hanno portato un mondo nuovo, un modo d'intendere il lavoro in studio di registrazione allo stesso modo di un laboratorio creativo dove poter costruire idee musicali mai pensate prima ... insomma come la bottega del Verrocchio nella Firenze del 1400 da cui uscirono il Perugino, il Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Leonardo da Vinci. Figure di grandissimo genio eppur tutte molto diverse tra di loro.
tra il 65 e il 67, qualsiasi artista pop (nel senso ampio del termine) che voleva produrre qualità musicale non poteva ignorare questo nuovo modo ... e così hanno dovuto fare i Byrds, i Beach Boys, i Rolling Stones, i Pink Floyd e tutti gli altri che vi vengono in mente.
cmq Marco ... una spedizione Pol McCarny non sarebbe niente male. io rimango sintonizzato !
è vero ! il pure il Sitar ... io non amo nemmeno quelle Beatlesiane ... quelle dei Byrds non le considero nemmeno, era proprio lo zeitgeist ! ed ora hop hop tutti in India dal santone.
Stig McQuircky ha annullato il tour 2009 per stare con la figlia. Speriamo nel 2010, tanto lui è bicentenario e Ringo l'essere immortale.
XD
sarà che non ci guardo molto all'estetica delle band (tranne che questa sia una forma d'arte)..non mi sembra che certi album vengano fatti da una marca di chitarra o da un taglio di capelli o da una scritta sulla batteria..però capisco che (purtroppo) certa gente (anche il sottoscritto) acquistando QUELLO specifico prodotto pensa di essere possseduto dal suo idolo e suonare come lui!
Mi viene in mente un pezzo di Roger che era uno dei primi esperimenti con il moog o robasimile suonato/macinato/escluso dall'album..l'altro giorno ho visto un chitarrista/cantante che non ha nulla da invidiare a nessuno..poi bisogna anche ricordarsi chi erano quegli altri musicisti (col caschetto?) che si sono succeduti nei Byrds.........
Invece di solito in casa abbey road funzionava così: arrivava Giollennon (stonato verso l'ora di Porta a Porta) e diceva a Giodgemartin (in toscano): senti, 'he ciai miha un suono di du babbuini 'he s'in'hulano mentre fanno i' baggno nella vasha dei piranha? e l'altro: Certo John!..e nel giro di qualche ora gli enne ingegneri avevano già creato uno strumento per l'occasione!
vabè dai..W la musica solare!
S
E' un dato di fatto che "Mr. Tambourine Man" mise da un giorno all'altro i Byrds a guidare la risposta americana all'invasione del beat inglese (Parliamo del 1965). L'aspetto buffo della vicenda è che, se si eccettua McGuinn, la canzone non venne incisa da loro: il chitarrista David Crosby, il bassista Michael Clarke e il chitarrista Gene Clark, benchè attivi sulla scena musicale da qualche anno, non erano ancora pronti per affrontare lo studio di registrazione. Il produttore Terry Melcher fu costretto a reclutare per la bisogna alcuni sessionmen, fra i quali Leon Russel, Larry Knetchel e Hal Blaine, che suonarono anche in buona parte dei brani dell'album di esrdio.
E' solo nel 1967, con "Fifth Dimension" che i Byrds cessano di essere un complesso che accontenta tutti e, per quanto ancora molto popolari, cominciano ad essere un complesso che non accontenta più nessuno.
A memi accontentano fino all'untitled! e anche pre-flyte e' molto interessante ma non so se era registrato da sessionmen..
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