sabato, marzo 21

Kaki Amari



Pensavo che il palco del Kalinka fosse estremamente basso. Poi il concerto finisce, e mi rendo conto che Kaki King ha una cosa in comune con Lucio Dalla: l'altezza. O meglio, la sua assenza totale. Il concerto: insomma. Kaki è un personaggio bello strafottente (tra linguaggio portuale per zittire la gente e il divertente "Questo alla mia destra è... MA DOVE CAZZO E' FINITO MIO BATTERISTA PORC..."), molto carina, sicura di se. Se lo può permettere, visto che, tra voce e chitarra, può veramente fare qualsiasi cosa, ed è veramente impressionante. Il problema è proprio questo: quello che sceglie di fare, ovvero una pletora di arpeggi accompagnati da una batteria molto stanard e una specie di oboe misterioso in legno che sembra provenire dritto da una qualche antica civiltà aliena riesumata da Indiana Jones. Insomma: du marùn, come si dice da noi.

Un peccato, perchè nel pressatissimo Kalinka i suoni sono veramente buoni, e le due canzoni in cui Kaki ("Mi sa che andrò a vedere gli AC/DC oggi, e mi tirerò giù sulle mani gli accordi di quel bluesrock quel cazzo che fanno loro...") riesce a uscire dai canoni del jazz da salotto psichedelico per regalarci due cazzo di canzoni fatte con criterio con un senso, impegno e sentimento ci regalano veramente i momenti più belli della serata. Il resto, in mezzo alla calca di un pubblico un po' balordo, che applaude semplicemente perchè un cantante si butta in ginocchio o comincia un'arpeggio in cui crede di riconoscere una hit dei Cure, è stato veramente difficile da digerire.

Un'altro contesto e un diverso affiatamento con il pubblico (penso ad un Mattatoio, ma anche ad un Urbino) avrebbero potuto veramente creare una situazione completamente diversa. Ma forse sto facendo tanto rumore per nulla, e come ricorda Kaki:"Sono venuta dall'America, se non riuscite a tenere chiusa quel cazzo di bocca e lasciarmi suonare potete andarvene a... casa".

Il DJSet che ha seguito il concerto è stato a dir poco spiazzante, nel suo alternarsi di stupore e commiserazione, perpetrato nell'ingenua tenerezza di lasciare i pitch originali di tutte le tracce suonate. "Smooth Criminals" e Jane Addiction si sono alternati ad autentiche chicche come un raro remix di "Private Idaho" di B52 d'annata e * udite udite * "Mind your own businness" dei Delta Five!!!

> Qui un po' di foto

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2 commenti:

AIRPOP ha detto...

... guarda ke se ti butti in ginocchio a 1 concerto dei Tiny noi buttiamo giù il locale!;-P

20nd ha detto...

I Will! :D

Ora bisogna solo trovare il locale :D