domenica, giugno 28

Dis-moi que tu ne pleures pas


Grazie a Adriano Zoppolato per le foto.

Perchè un po' di nuvoloni ci sono stati proprio in cima al terrazzo del Diagonal, dove stavamo per suonare. Come chi? Mark Zonda e i Tiny Tide, anzi, per l'occasione GC e i Tiny Tide. Le prime ad arrivare sono state proprio "le segreatarie", più deliziose che qualsiasi ragioniera, più intelligenti di qualsiasi velina, rimediate da Dendrix a San Giovanni sono state veramente scaltrissime e hanno portato da subito una sferzosa dose di allegria (ragazzi, se avete a cuore le vendite, investite su delle psicologhe, non su contabili. Qualcuno al governo l'ha capito). Poi è stata la volta dello scontro tra fotografi nello sfondo steam-punk del locale, dove è stato improvvisato un set fotografico post-atomico degno di uno dei tanti Godzilla Vs Gamera. Poi amici, fan, avventori, Robbie che ci ha aiutato ad attaccare palloncini e i manifestini elettorali con Moz, Robert Smith e Mark Zonda in stile Obama e Lorenzo, che si era autoconvinto di credere per disperazione che fosse il mio compleanno. Chiaramente ultimo è arrivato Mic Starr!



Airpop DJSet sublimi. Mic lo abbiamo sistemato su un rialzo, come il suo e-mulo beatlesiano. Il suono era talmente buono che sound-check e tecnici non servivano neanche, tanto il mio nuovo mixer simula qualsiasi ambiente di risonanza, se giravo una manopola il terrazzo del Diago diventava un grotta. C'è il sole anche se fa sera. Meno male. Addirittura un caro amico DJ di Bologna. Anzi, mi sa che non avete capito: BO*LO*GNA! Si può partire.

"Salve. Siamo i Tiny Tide. Qualcuno penserà che è la mia festa di compleanno. E invece è la festa di compleanno del nostro nuovo EP. Si chiama The WildHeart, è pieno di tastiere e cose strane. Oggi ve lo presentiamo in chiave rock."

Stappiamo un Berlucchi, portato dall'amico fotografo Tomaselli. E parte "The Smiths & The Cure". Dicono che abbia avuto molta più presa che la versione in studio. In realtà mi è partito il volume della chitarra a mille e la cosa mi aveva un po' destabilizzato. I brani dopo sono andati meglio :)



A risentirla da fuori (l'unica canzone di cui ho visto una registrazione) "I Would Say" è venuta molto "Conor Oberst". Alle spalle l'ultimo inconveniente tecnico. Non si sentiva il violino di Manuel.

Piccolo tributo a Jako, morto proprio il giorno in cui presentavamo l'EP, introdotto da una battuta su un'altro psicopatico rimodellato dalle plastiche che non ha fortunatamente colto nessuno sugli assoli "Beat It" di Dendrix. Parte "Man in The Mirror", pausa, "Yuriko has come to town". Non so a chi dei vecchi fedeli che a casa hanno una copia di "Feel the Blank" abbia emozionato risentire dal vivo un brano del 1998 mai eseguito dal vivo (non avevo neppure una band). Per quanto mi riguarda è un piacere suonarla, e con il tocco di Manuel e i ragazzi ha perfino assunto delle connotazioni molto Blur. Mic ha tirato fuori una parte di batteria incredibile per l'inciso di questo pezzo. Ma se l'è dimenticata, quindi la sentirete la prossima volta (mercoledì all'Ex-Macello, tipo). Tutto rego sui classiconi, "February" e "Tiny Trains", mentre mi sono divertito molto nella mia pantomima Bowiniana su "Needful Things", dato che non suonavo la chitarra e avevo le mani libere. A mio avviso questa nuova versione fa molto versione beat di "Alice Cooper".


Finalone con "Road to Fairies" (con la coda strumentale suonata in arpeggio da sdraiato mentre Dendrix sfavillava note degne di Prince in Purple Rain) e l'apprezzatissima "Do Mean It's A Mess" (chi ancora penserà che sia sano di mente dopo un'introduzione che parlava di appostamenti sotto il parcheggio del Diagonal e bombe atomiche?), con un piccolo tributo ai Cardigans.

Che dovesse scattare il bis non era una sorpresa: la gente ci aveva già minacciato di morte da settimane nel caso non avessimo fatto "Girls from Ronta". Quello che non mi aspettavo era l'incredibile risposta che ha avuto il brano, come non mai. E' bastato l'attacco di chitarra perchè la gente cominciasse a battere le mani. Mi sono scatenato. Ho intinto le mani nella coca cola ai miei piedi tirandomi tutti i capelli all'indietro e liberandomi degli occhiali, che considerando i salti che ho fatto attorno al microfono è un miracolo che siano scampati illesi. Interminabile. Ogni volta che finiva la riattaccavamo con qualche variazione. Mi sono divertito molto!


Quello che non mi aspettavo è che la gente... chiedesse un altro bis! Cavo della chitarra ormai irrimediabilmente aggomitolato con quello del microfono, microfono pericolosamente in bilico sull'asta, ho rinunciato allo strumento dopo pochi accordi per lasciare suonare "The Psychopath At The Club" i Tiny. Senza occhiali, bagnato, con i cavi scombinati, non ho minimamente preso in considerazione chi mi chiedeva di suonare un'altra canzone!

La festa è proseguita grazie alla meravigliosa disponibilità dei ragazzi del Diagonal e la buona musica degli AirPop, che hanno alternato un indie-pop da antologia a originali e cover di Smiths e Cure. Superlativi, da fare una compilation! Ci hanno fatto rimanere fino a tarda serata, mentre scarabocchiavo cazzate d'autore su fogli strappati di un vecchio RollingStone. Porlock, che è più pazzo di me, ha addirittura cominciato a collezionarli. Speriamo che siano solo i primi di una lunga serie. Ma anche no.

Infine, visto che come avrete capito questo post manca completamente di oggettività, vi lascio con la trascrizione di alcuni SMS che mi sono giunti sul telefonino

"Ti cadono gli occhiali! E' ora di passare alle lenti a contatto"

"Do Mean It's A Mess è quasi Style Council. Dovresti tirare fuori la tua voce alla Paul Weller"

"Nel finale di Ronta potresti mordere le corde della chitarra di Denrdix come Bowie faceva con Ronson"
"Con quel bottiglione di Berlucchi sembrava avessi vinto il Gran Premio"


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