domenica, settembre 13

Share the tide




La prima volta che ho sentito parlare dell'"Intifada" è stata alle superiori.

Gli ultimi anni facevo parte di una band discretamente fica (avevamo vinto un paio di concorsi le uniche volte che aveva suonato) che non faceva niente di speciale, se non suonare tutto quello che faceva in modo molto pulito e scegliere cover sconosciute all'adolescente medio che induceva a far pensare che fossero brani originali. "Joe Mitraglia" e "Canzone per un'amica", e un meadly fighissimo di "Satisfaction" che nel crescendo diventava "With Or Without You" raggiungendo note impossibili. Dei piccoli guerriglieri del rock.

La nostra attività consisteva nel provare tutto l'anno senza cantante, fare una prova con il cantante (veramente un figo, cantava da Dio), partecioare al concorso, trovare un nome per la band, vincere il concorso. Tra i nomi ricordiamo "B. Rocks" e "ai latI".

Ebbene. Il nostro chitarrista era un vero e proprio estremista. Si era impallinato con Guccini, le lotte sociali, gli Iron Maiden e compagniabella. Un certo periodo della nostra breve storia (provavamo in un circolo di Ronta dove il padre del nostro batterista organizzava feste locali), il nostro chitarrista Emiliano (Zapata?) trascinò nel gruppo uno strano individuo di 35 passa anni. Un tipo sciatto e cicciuto che scriveva canzoni di protesta deliranti tra Skiantos, CSI e Pippo Franco imbazzato nel microcosomo delle attività musicali allora saltuariamente presenti a Cesena. Ebbene: un giorno Emiliano si presentò alle prove con il suo sorriso sornione da vincitore abbastanza Dylaniano e buttò lì con malcelata nonchalance:"Sabato sera ho suonato con il tipo. ALL'INTIFADA".

Allora sembrava una cosa inconcepibile. L'"INTIFADA" era una sorta di Locale X in una zona d'ombra di una realtà alternativa del tutto fuori da Cesena e da questo pianeta. Non solo un posto da grandi, ma un luogo impossibile da raggiungere nel caso ci si fosse armati dell'intenzione di fare un giorno una passeggiata per la città per trovarlo.

Passa il tempo. Il soggetto strambo che fa musica di 35 anni divento io, l'Intifada semplicemente il circolo dove una volta c'era il bar antistante a casa di mia nonna paterna, a fianco all'asilo abbandonato (non vi sembra meraviglioso che Cesena, fin da quando ero piccolo, c'è la presenza di un microvillaggio fantasma completamente disabitato con giochi per bambini disseminati lungo l'area, proprio vicino ad una casa colonica abbandonata tagliata a metà chiamata "Casa del Diavolo"?)

Grazie alla caparbietà di Mic Leffe (l'unica volta che ero passato di fronte al locale ero rimasto a dir poco spaventato) accade che passiamo una serata li'. Forse anche perchè il locale è stato riempito esclusivamente di amici, l'acustica era pessima ma il palco e il posto molto accoglienti, i proprietari strambi ma veramente molto accoglienti e disponibili, la serata dei Tiny Tide all'Intifada la ricorderò molto volentieri.


Finita la staffetta per caricare tutte le attrezzature da casa alla macchina e dalla macchina all'interno del locale, mi accorgo di avere dimenticato l'asta per il microfono, un oggetto totalmente inutile, ma che ti risparmia il fastidio di cantare steso per terra. Mi secca perdere la pole position conquistata con il parcheggio. Essendo così viciono a casa me la faccio a piedi, approfittando di Manuel e Sonia, appena arrivati. Vado dal gestore del locale e gli faccio:

- Io non mi fido delle persone, ma mi fido delle persone che non si fidano delle persone. Quindi mi fido di te. Faccio bene?
- Ho conosciuto solo una persona che mi ha fatto un ragionamento del genere, e mi ha chiesto 150 Euro. Che cosa vuoi?
- Hai 150 Euro?

Faccio tempo a toranre a casa, trovare le chiavi giuste, ma sbagliare piano, spaventare una famiglia, camminare davanti alla gelateria con un'asta da microfono come se niente fosse, tornare al locale, e imbattermi in Mic appena arrivato mentre Dendrix ancora si doveva fare vedere.

Comincia ad arrivare gente. Tutti amici. E comincio a pensare al promo che gira di "Come Togheter" e come la musica sia meravigliosa e abbia il potere di aggregare le persone. Sbollita un po' di tensione e prove tecniche cominciamo. Tra il pubblico anche il bonghista misterioso che si era infiltrato tra di noi alla Vigna anno scorso. Ci abbiamo fatto due ristate sopra. Era un po' imbarazzato a riguardo. Forse quella sera era tra noi solo in un altro piano mentale.

L'intro spero sia stata fotonica. Abbiamo passato l'ultimo mese solo concentrati su "Intro - Kitty Jesus - Psychopath" come fosse un'unica traccia. "Salve. Siamo i Tiny Tide. Siamo una cover band degli U2. Però ora proseguiamo con una canzone dedicata a due gruppetti del cazzo". "The Smiths & The Cure" è stato più un miracoloso stato di grazia che un'esecuzione musicale, vista come era venuta alle ultime prove. Ebbene sì. C'è quest'altro piccolo aneddoto da raccontare. Uno dei proprietari del locale aveva visto i filmati di noi che suoniamo al Mattatoio, e ci ha scambiato, inspiegabilmente, per una coverband degli U2, causandogli una grande delusione quando gli abbiamo detto che non facevamo solo brani nostri. Alla fine è andata bene. E' un po' che i primi a complimentarsi dei nostri concerti sono proprio i proprietari dei locali, che è incrediblmente meglio che essere cacciati fuori dai posti a pedate. La prendo come un buon segnale!

La parentesi tastierosa (o come la chiama Robbie "Quella Scatolina") "Scrambled Eggs" - "Jonie don't U worrie" - "S♥L" sembra essere diventata la parte piu' gradita dello show. Io però non vedo l'ora di sbarazzarmi della tastiera (lo spazio sul palco stava un po' stretto). Manuel capisce e mi dà prontamente una mano. Dopo svariati tormentoni sulla "Coke" arriva il momento di "Tiny Trains".

"Ora vi portiamo tutti a fare un viaggio sul nostro trenino." Poi penso all'equivocità di quello che ho appena detto e cerco di correggere il tiro, "... che non è il trenino dell'ammmore. E' il teno dell'ODIO. VAFFANCULOOOO!!!". E parte quel cruogiolo suino di influenze che è "Tiny Trains".

Si può sempre confidare nella solita fotta per "Girls from Ronta", le cui code musicali e reprise continuano a crescere di concerto in concerto tendendo sempre di più alla "Zona Plaid" di Balle Spaziali. E' così che, al secondo minuto di reprise prendo Clint, la mia chitarra acustica, e continuo a sbatterla ripetutamente contro i piatti di Mic Leffe per fargli intuire che forse possiamo anche chiudere la serata.

Arriva anche la polizia. Tipo con due ore di ritardo. Noi avevamo finito da un pezzo. Non c'era neanche musica nel locale. Solo un paio di ubriaconi che parlavano ad alta voce fuori dal locale di quando venivano cacciati fuori di classe alle medie. Cesena è proprio una pericolosa città riottosa piena di criminali. Nessuna pace per i nottambili. (Uh uh uh~)



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